Il governo è caduto, con dignità. Prodi esce di scena, onore a Prodi. E’ stato uno dei migliori politici italiani del dopoguerra, onesto e competente, con un senso della democrazia superiore alla media dei politici italiani. E’ stato il padre del P.D..
Ma stasera dobbiamo dire la verità. Siamo di fronte a un doppio fallimento: quello di Prodi, e quello di Veltroni.
Il governo cade anche perché ha un consenso bassissimo nel paese. Prodi non ha mai capito perché. Non lo ha capito, ma stavolta l’economia non era la (o l’unica) priorità.
L’Italia è un paese traumatizzato e sfasciato da 5 anni di Berlusconi, 40 di partitocrazia, 150 di debito pubblico, 200 di mafie e camorre. Un paese percorso in lungo e in largo da bande di barbari che saccheggiano la res publica. E ormai i barbari sono alle porte di Roma. In altre parole: lo stato italiano sta volando in pezzi; il senso civico è in crisi; la democrazia traballa. Ma Prodi annunciava ogni mese … che il debito scende! Francamente: c’era qualcosa che non andava: basta leggere il nostro "programma" per capire di cosa parlo.
Cambiando argomento, ieri, in un dibattito che abbiamo fatto nella sezione romana "aurelio" del P.D., il superconsigliere di Veltroni, Stefano Ceccanti, garantiva: “l’unico vero motivo di Mastella per mettere in crisi il governo è che non vuole la riforma elettorale”. Insomma, a Ceccanti gli è scappata la verità: perché tradotto, vuol dire che - proponendo ora la riforma elettorale con correttivi maggioritari - Veltroni ha provocato la caduta del governo! Non l’ha fatto apposta, ne sono convinto. Ma ahimé, ciò vuol dire che alla guida del PD ci sono dei dilettanti allo sbaraglio! I politologi di tutto il mondo spiegano che le riforme elettorali si fanno alla fine (o al limite all’inizio) di una legislatura: altrimenti mettono i governi in crisi! E l'asfittica prospettiva di Veltroni, tutto e solo sulla riforma elettorale, non fa certo crescere il consenso intorno al PD. Eppure, Veltroni è uno dei migliori leaders del PD, vuole "aprire il partito", unire il paese, aiutare l'Africa... La crisi di un sistema si vede dalla crisi dei suoi esponenti migliori!
Cos’hanno in comune questi due fallimenti? Entrambi i leaders hanno pensato di fare da soli. E' la presunzione della politica: cambiare il mondo da soli, tenendo le competenze fuori. Ma i problemi della società sono complessi: richiedono il contributo di varie, numerose, alte competenze, che si trovano solo fuori dai partiti. Né Prodi né Veltroni hanno creduto opportuno discutere le loro strategie con una “policy unit” di teste pensanti.
Stanno portando la sinistra a una sconfitta storica e travolgente. L’unica cosa che possono fare, adesso, è presentarsi agli elettori promuovendo un radicale cambiamento della classe dirigente.