mercoledì 28 maggio 2008

Il Coraggio di Cambiare

E' nata l'Associazione "Il Coraggio di Cambiare".
.
Il nome lo dobbiamo a Rosaria Schifani, che al funerale di suo marito, http://www.youtube.com/watch?v=zJoZFtWmdIs, in Chiesa, disse agli uomini della mafia: "Io vi perdono ... a condizione che abbiate il coraggio di cambiare!" Lo stesso noi diciamo alla "Casta".

L'Associazione è aperta a tutti i rinnovatori democratici della politica, che credono nel buon governo, nella partecipazione, nella trasparenza, e che vogliono combattere "la deriva", la crisi della buona politica e dello Stato italiano, delle regole, e della convivenza civile. Propugna un rinnovato "patriottismo della Costituzione".
.
I nove soci fondatori - Perché solo nove? Perché occorrevano una serie di documenti individuali, più il numero saliva più aumentava la complessità - hanno eletto un Consiglio Direttivo provisorio che è a disposizione dei soci e che dovrebbe avere il ruolo di comitato promotore. Hanno eletto un Presidente (GianMario Nava, architetto, esperto di questioni ambientali, torinese) e un vice-Presidente (Andrea Guerriero, calabrese). Ha eletto anche un Consiglio dei Saggi (composto da Gawronski, Scacciavillani e Lavalle). --> Nuove elezioni appena l'Associazione si è consolidata, magari a fine anno: le cariche attuali sono provvisorie e di servizio, per carità!
.
Il 3 Giugno il C.D. ha indetto la sua prima riunione: "virtuale", cioè telematica, in video conferenza. GianMario Silvia e altri stanno lavorando ad un sito. Il lavoro è tanto, contattateci qui preferibilmente (o altrimenti su staffgawronski@gmail.com se proprio avete desiderio di riservatezza. O contattate Silvia Ceccarelli su stampagawronski@gmail.com) se volete offrire al C.D.:
(a) Idee sulle priorità e sull'o.d.g., in vista della riunione del 3 Giugno;
(b) Vs eventuali disponibilità
Io parto domani per Tricase (LC), dove farò visita ai promotori della locale "Lista Gawronski" durante le primarie del 2007, al PD locale, ecc.. Soprattutto per cercare di capire. Non siamo dei professionisti della politica, chiediamo cose semplici, fondamentali, abbiamo valori quasi "pre-politici" [http://blog.libero.it/road/]. Questi valori - nella situazione italiana di oggi - sono una forza che è difficile sopravvalutare: sono la nostra vera forza.

venerdì 16 maggio 2008

La strategia del PD

Ieri giornata intensa. Prima ho incontrato Di Pietro, che mi ha confermato che vuole confluire nel PD, non ha nessuna voglia di andare per conto suo, è disposto a fare gruppi parlamentari unici: ma "è Veltroni che incontra molte resistenze nel PD". Effettivamente, queste resistenze le registro anch’io: una specie di rancore, molto diffuso nei confronti di Di Pietro. Mi dispiace. Io spero che Di Pietro riesca a fecondare il PD con i valori di legalità democratica per cui si batte. Lavorerò per questo.
.
Poi c’è stata la riunione del Consiglio Nazionale del PD, aperto da una relazione di Veltroni, di cui ho condiviso al 100% quello che ha detto, non quello che non ha detto. Veltroni ha ammesso che c’è stata una sconfitta netta e pesante. Secondo lui, abbiamo perso unicamente perché il peso degli errori del governo Prodi - “ora lo possiamo dire” – era eccessivo: lo spacchettamento, l’indulto, il pacchetto sicurezza mai approvato, le divisioni sul welfare e altro che segnalavano l’impossibilità per la maggioranza di governare. Secondo Veltroni, non c’è stato il tempo di recuperare i ritardi storici della sinistra sulla questione della sicurezza, e inoltre abbiamo deluso su tasse e sul precariato.

Tutto bene, salvo che Veltroni non crede di aver commesso errori. Ora lo so che è facile criticare chi si trova esposto come lui (e mi pare gli eventuali errori non sono tutti a lui ascrivibili, visto che Walter subisce molti condizionamenti dall'apparato). Però Veltroni e il gruppo dirigente non riescono a fare autocritica, non vedono in cosa possono migliorare: per il futuro del partito e del paese, non basta. Ad es., tutta l’Italia ha riso dietro alle candidature del PD (vedi Crozza). Anche Fassino sottovaluta il problema ("Ha perso anche Illy, che è quanto di più lontano ci sia dalla casta"). Secondo me, se non applichi il principio del “merito” a casa tua, non sei credibile quando lo proponi come fulcro della tua futura azione di governo. E senza il merito non c’è competenza, né qualità, né buon governo. E senza questi valori non puoi “sfondare al centro” (la strategia di Veltroni).
.
Il problema del PD è sfondare al centro senza perdere troppo a sinistra: ciò vuol dire che a sinistra bisogna garantire un po’ di redistribuzione. Ma se dai a sinistra (ai ceti popolari), devi togliere alle classi medie. L’unico modo per fare quadrare il cerchio è dare alle classi medie qualcos’altro in cambio: e questo non può essere altro che un salto nell’efficienza del paese, cioè nelle “dimensioni” della torta da spartire in prospettiva. Ma finché la politica resta chiusa alle competenze a lei esterne, e riempie le istituzioni di "amici", questa prospettiva non è credibile.

Questa questione della qualità delle istituzioni riguarda in parte la questione democratica (più trasparenza e democrazia garantirebbero una selezione migliore del personale, comportamenti più virtuosi?). Molti dei nostri elettori non hanno votato (astenuti: 1,5 milioni in più che nel 2006) perché il PD non ha difeso la democrazia, le regole, al di sopra delle quali la classe politica si muove con crescente spregiudicatezza (presto un blob su questa questione). La questione della casta (intesa come eccesso di potere e non solo di benefici economici “espliciti”) resta dunque il nodo irrisolto della strategia del PD.

martedì 13 maggio 2008

Che fare?

Che facciamo adesso? Se lo chiede tutta la “società civile” di area riformista, progressista, e di sinistra. Quella che, fuori dai DS e dalla Margherita, ha chiesto per tredici anni il Partito Democratico. Voleva un partito nuovo, e si ritrova un nuovo partito, un’altra nomenclatura.

Che la nostra gente non sia contenta lo dimostrano i risultati elettorali: anche chi ha votato PD spesso lo ha fatto “turandosi il naso”.

Dopo le politiche, e prima del voto di Roma, ci hanno detto (Bindi, Franceschini, Realacci…) che “il problema non è la classe dirigente”: e allora la nostra gente glielo ha messo giù nero su bianco, votando per il bravo Zingaretti ma non per Rutelli. Il PD ha fatto una campagna sulla “modernizzazione”, sul merito, ma senza le competenze necessarie perché fosse credibile, e senza un progetto-paese innovativo.

Il “governo ombra” di Veltroni sembra addirittura un passo indietro: tutti (salvo uno) politici tradizionali, di mestiere. Nel partito non ci sono gruppi di lavoro di alto livello e trasparenti che elaborino proposte per l’Italia. Il PD non ha attivato un circuito di osmosi con le competenze della società civile. Non lo vogliono fare. Non lo faranno. Che facciamo adesso?

Io sono contrario a “sparare su Veltroni”. (1) Ha stravinto le primarie e ha il diritto / dovere di guidare il PD per almeno due anni; altrimenti sfasciamo anche quello che c’è; (2) Le alternative che si profilano non sono meglio: che senso ha partecipare alle faide interne fra i "big"? (3) Le giovani leve, venute su con le stesse logiche della cooptazione, non cambierebbero nulla. Il problema sono le regole del potere: nel PD e nel paese. Stabilire i limiti e gli obblighi del potere, le regole della partecipazione, della trasparenza, della qualità.

Per questo io credo che si debba lavorare dal basso per unire l’altra Italia. C’è un’altra Italia: quella del senso civico e del bene comune; che non vuole vivere in un paese dove le persone per bene devono vergognarsi, messe a tacere dalle persone in odore di Mafia. Credo che dobbiamo batterci assieme alla nostra gente: offrire idee e soluzioni vere al problema del potere fuori controllo; e assieme conquistare pezzi di PD, e di democrazia.