martedì 13 maggio 2008

Che fare?

Che facciamo adesso? Se lo chiede tutta la “società civile” di area riformista, progressista, e di sinistra. Quella che, fuori dai DS e dalla Margherita, ha chiesto per tredici anni il Partito Democratico. Voleva un partito nuovo, e si ritrova un nuovo partito, un’altra nomenclatura.

Che la nostra gente non sia contenta lo dimostrano i risultati elettorali: anche chi ha votato PD spesso lo ha fatto “turandosi il naso”.

Dopo le politiche, e prima del voto di Roma, ci hanno detto (Bindi, Franceschini, Realacci…) che “il problema non è la classe dirigente”: e allora la nostra gente glielo ha messo giù nero su bianco, votando per il bravo Zingaretti ma non per Rutelli. Il PD ha fatto una campagna sulla “modernizzazione”, sul merito, ma senza le competenze necessarie perché fosse credibile, e senza un progetto-paese innovativo.

Il “governo ombra” di Veltroni sembra addirittura un passo indietro: tutti (salvo uno) politici tradizionali, di mestiere. Nel partito non ci sono gruppi di lavoro di alto livello e trasparenti che elaborino proposte per l’Italia. Il PD non ha attivato un circuito di osmosi con le competenze della società civile. Non lo vogliono fare. Non lo faranno. Che facciamo adesso?

Io sono contrario a “sparare su Veltroni”. (1) Ha stravinto le primarie e ha il diritto / dovere di guidare il PD per almeno due anni; altrimenti sfasciamo anche quello che c’è; (2) Le alternative che si profilano non sono meglio: che senso ha partecipare alle faide interne fra i "big"? (3) Le giovani leve, venute su con le stesse logiche della cooptazione, non cambierebbero nulla. Il problema sono le regole del potere: nel PD e nel paese. Stabilire i limiti e gli obblighi del potere, le regole della partecipazione, della trasparenza, della qualità.

Per questo io credo che si debba lavorare dal basso per unire l’altra Italia. C’è un’altra Italia: quella del senso civico e del bene comune; che non vuole vivere in un paese dove le persone per bene devono vergognarsi, messe a tacere dalle persone in odore di Mafia. Credo che dobbiamo batterci assieme alla nostra gente: offrire idee e soluzioni vere al problema del potere fuori controllo; e assieme conquistare pezzi di PD, e di democrazia.

7 commenti:

isabella ha detto...

Che fare? Un bel problema. Le ultime scelte dei rappresentanti del partito che ho votato sono diametralmente opposte ai miei pensieri: sbagliato pubblicare on line i redditi degli italiani come ha fatto Visco senza procedure particolari per l’accesso (alla faccia della trasparenza); senza contraddittorio non si possono fare affermazioni ,né diffondere notizie riguardanti persone come ha fatto Travaglio, a meno di incorrere in sanzioni di vario genere (alla faccia della libertà di stampa); da parte del PD non c’è stata una sola voce di disapprovazione verso la scelta di ministri in molti casi a dir poco inadatti. Eppure , abbiamo un ministro alle pari opportunità, e sottolineo alle pari opportunità, le cui foto “bollenti” risalenti alla sua attività da soubrette- velina girano sulla rete in tutta Europa con unanime ilarità, ma da noi non si dice nulla, ad esclusione delle battute di Crozza, abbiamo un ministro alla funzione pubblica che ha esordito lanciando la solita vecchia idea di cacciare i fannulloni dalla P.A. come se questi fossero causa e non conseguenza della cattiva gestione delle amministrazioni pubbliche e sorvoliamo per comune senso del pudore su Calderoli e Bossi. Però noi, con questo governo, vogliamo collaborare! Ho forse sbagliato partito??
Non so che pensare. Davvero sono disorientata. Credo che dietro a questo atteggiamento di acquiescenza, dietro a questi sorrisi e a queste strette di mano, ci sia una qualche strategia a me ignota. Forse la ricerca di qualche possibile patteggiamento per ottenere quel po’ che sarà possibile, magari in vista della riforma elettorale e di quella della RAI? Forse la volontà di un modo più civile di far politica superando l’odio e la faziosità che ancora contraddistinguono la vita politica italiana. Ma a quali prezzi e fino a che punto? E vorrei anche capire a cosa sta pensando e cosa sta facendo D’Alema . In verità mi sembra un momento di grande confusione per tutti. Davanti a questa mancanza di chiarezza davvero è difficile scegliere una posizione definita. Però io credo che, anche se collocandosi in una posizione che non può essere , per ora, altro che di vigile attesa, occorra tuttavia esprimere , come sempre, idee, dubbi , perplessità di tanta parte dell’elettorato di fronte alle scelte del “nuovo partito”

Unknown ha detto...

Concordo pienamente con Isabella.
Io sono costretta a lavorare sodo ogni giorno, come tant'altra gente onesta e responsabile. E poi, ti rendi conto che dall'altra parte ci sono baby-deputate e ministre-soubrettes che riscaldano la sedia a Montecitorio, scambiandosi bigliettini amorevoli con il neo-presidente. Che rabbia. E allora che si può fare? Non lo so...Ma sono sempre più convinta che la politica non sia tanto una missione, un programma che possa garantire il bene comune, quanto un'immensa fonte di guadagno, di potere. Così, puoi comprarti casa al centro, concederti ristoranti di lusso, e mantenerti persino l'amante, comprandole gioielli e abiti da capogiro. Fortunato/a chi può permetterselo. Ma anch'io, a modo mio, ho una grande fortuna: il veder nascere dal mio sudore e dalle mie fatiche i semi che con il tempo si trasformano in fiori e frutti maturi. Nonostante ciò, avrei nel cuore il grande auspicio di poter far qualcosa per il mio Paese, per le persone che conosco da una vita e che da una vita hanno il volto crucciato e l'animo stanco per le numerose difficoltà cui devono far fronte; per la mia famiglia, cui va la mia gratitudine e il mio amore per avermi insegnato ad essere una donna libera, giusta, e leale. Infine, per tutti i bimbi a cui vorrei raccontare che i sogni possono diventare realtà, l'importante è crederci, e lottare sempre fino all'ultimo respiro affinchè ciò avvenga.
Silvia C.

vincenzoV ha detto...

Sono d'accordo con PierGiorgio. Il PD rappresenta ancora l'unica possibilita' di rinnovamento. Gli effetti positivi della sua nascita sono evidenti: tutto un altro clima nella politica, l'inizio della fine del berlusconismo e dell'antiberlusconismo. Pero' abbiamo perso perche' e' stata uan rivoluzione a meta'. Le liste del PD erano composte ad raccomandati o da persone dell'apparato. Mancavano persone competenti della societa' civile. Si puo' solo sperare che l'analisi di Veltroni sulla sconfitta del PD sia analoga alla nostra e , next time, la rivoluzione culturale determinata dal PD sia portata a completamento avendo finalmente il coraggio di cambiare.
Vincenzo

Amerigo Rutigliano ha detto...

Formalmente, la proposta di Massimo D'Alema di ufficializzare l'esistenza di correnti nel PD non fa una grinza. La democrazia interna di un partito a vocazione maggioritaria, per di più con le caratteristiche del "contenitore", può articolarsi compiutamente solo con l'immersione di una forte dialettica tra le varie anime che lo compongono. Il libero gioco delle maggioranze e delle minoranze, poi, determina la linea finale. Quel che non convince, però, nella posizione dell'ex ministro degli Esteri è il sospetto, ineliminabile, di strumentalità che affiora in controluce. Tutto un complesso di sensazioni, insomma, che fa pensare all'ennesimo atto di un regolamento di conti lungo quasi vent'anni. quello tra due ex enfant prodige del PCI berlingueriano, D'Alema e Veltroni appunto, le cui evoluzioni sono state brillantemente tratteggiate in un godibile saggio dato alle stampe un anno fa da Andrea Romano. Piaccia o meno, la sinistra uscita dal crollo del Muro di Berlino e dalla dissoluzione ella Prima Repubblica resta impiccata a questa dicotomia irrisolta, peraltro lontana anni luce dagli epici duelli tra Amendola e Ingrao. In quel caso, cozzavano in maniera evidente due visioni differenti del mondo. Ora, sarà cambiato il mondo, saranno cambiati gli uomini, ma il contrasto è guerra di posizione. Meglio sarebbe dire, anzi, di posizionamento. E' così dal 1992, almeno. Nel frattempo, forse anche perchè paralizzata da questo conflitto strisciante. La sinistra post comunista ha mancato almeno due appuntamenti fondamentali: l'evoluzione in senso socialdemocratico ( orizzonte sempre respinto) e il consolidamento di una cospicua rendita elettorale, quella del PCI, letteralmente dissipata. Il risultato è noto: 3 sconfitte su 5 chiamate alle urne, numerosi laboratori, le varie Cose, dalemiane e no, L'Ulivo e 3 cambi di nome, a seconda se a prevalere era Massimo o Walter. 'unica condizione immutata e immutabile, a quanto pare è la certificata intramontabilità dei duellanti: somigliano ai protagonisti del capolavoro di Conrand, la terra gli frana sotto i piedi e loro lì, imperterriti, ad inseguirsi, a menare fendenti, a cercare di sopraffarsi. e nessuno che si sogni di fermarli, segnale inequivocabile dell'inarrestabile declino dell'ex sinistra più forte d'occidente.

Nel suo lungo intervento presso il coordinamento nazionale del PD, il segretario Veltroni, analizza la sconfitta elettorale, scaricando la responsabilità della decable al Presidente Romano Prodi, a Visco e alla sinistra ...diciamo radicale ( da non dimenticare che alle amministrative, il PD si allea con la sinistra ...diciamo radicale). Non starò a fare la cronaca della sua analisi, per questo basta collegarsi sul sito del PD è ascoltare in diretta la relazione. Certamente, saprete anche delle querelle tra lo stesso segretario Veltroni e D'Alema, che intendeva creare una corrente nel PD, che peraltro anche in questo articolo ho descritto chiaramente, ebbene, i due contendenti hanno raggiunto una forma di non belligeranza interna, concludendo, che almeno per un periodo... si daranno pace.

La sconfitta elettorale è pesante, è dunque necessaria una diversa strategia. Walter Veltroni pur rimanendo convinto che la scelta di correre da solo ( IDV e Radicali ? ) non ha necessariamente influito negativamente sul risultato del consenso ( 33% ), si prepara ad un incontro con il nuovo coordinatore di SA ClaudioFava, europarlamentare, al fine di concordare una forma di collaborazione politica, naturalmente, tra i collaboratori, dobbiamo aggiungerci l'UDC. i Radicali e IDV.
sapete meglio di me che IDV è già imbarcata con il PD, anche se ad elezioni concluse, Di Pietro, ha scelto di formarsi il suo bel gruppo autonomo e mettersi in tasca 25 milioni di euro, senza contare i due rinborsi elettorali ( elezioni 2006/ 2008 ).

Veltroni, oggi incontrerà il leader della coalizione a lui avversa; non sappiamo quel che si diranno, ma vi consiglio a questo punto di leggervi un bel libro che
si intitola " Il Baratto" è scritto da un dirigente dei Radicali Italiani, potrete così comprendere molte cose, specificamente per quanto concerne il tema dell'informazione radiotelevisiva in Italia, mi riferisco al 1984, quando proprio Walter Veltroni, era responsabile della comunicazione per il PDS, e Berlusconi amico di Craxi.

Cosa serve scrivere questo articolo almeno per me e l'associazione che rappresento. Inviare una risposta allo stesso coordinatore di SA, al Partito Democratico, a PRC, a tutte le forze della sinistra che intendano rivedere la loro strategia, se aspirano a tornare forza di governo.
Il Partito Democratico e il PDL, si stanno accordando per riformare anche la legge elettorale per le elezioni europee tramite un ragionevole sbarramento 3/5%,
se tale accordo andasse a buon fine, la sinistra o parte di essa, sparirebbe anche dal Parlamento europeo. Se queste sono le condizioni per un eventuale riavvicinamento politico, forse il PD, non tiene conto di quel milione e mezzo di persone lo ha bocciato appunto per tale scelte, ovvero: travolgere la stessa regola costituzionale, che prevede: il diritto di ogni cittadino a partecipare alla politica del suo paese.

Il Partito Democratico, non riuscirà più di tanto a debordare dal suo naturale contenitore pur annettendo l'UDC e perchè...? perchè il Pd è un organo geneticamente modificato.
Il Partito Democratico, ritroverà la sua vera vocazione, quando si convincerà che anche in questo paese c'è bisogno di un sistema politico alternativo, come il rosso e il nero, come la notte e il giorno, come accade in altre grandi democrazie occidentali. Il Partito Democratico, potrà acquisire consenso se si collocherà nel suo alveo naturale: il Socialismo democratico liberale Europeo.

La stessa sinistra...diciamo radicale, dovrà darsi un'impronta europea, scrollandosi di dosso vecchie ideologie superate dal tempo e dalla storia. E' necessaria, una sinistra moderna ed efficace, pragmatica, liberale e democratica. Una sinistra che sappia parlare ad ogni settore della società, presente sui territori, nelle fabbriche, negli uffici, nelle piazze, nei mercati, nelle periferie delle grandi e piccole realtà locali. Una sinistra del fare, un laboratorio di idee e iniziative. Ripristinare le sezioni di partito, collaborare con le associazioni, le fondazioni, che sono fonti e portatori di acqua buona e fresca.

Se il Partito Democratico e la sinistra, ascolteranno queste proposte, che partono dalla base, potremmo senza ombra di dubbio affermare che la rimonta sarà a tutta a favore del centrosinistra italiano.

Domandatevi del perchè il leader della coalizione a noi avversa, si è trasformato in un soggetto dialogante e buonista, al punto che lo stesso Veltroni si trova in una condizione di disagio, perchè il buonista ufficiale era lui!
Berlusconi ha compreso che i problemi in questo paese sono talmente tanti e gravi, che nonostante le sue promesse elettorali, non potrà attuarli, non a caso, i programmi elettorali tra PD e PDL in realtà si somigliavano. Berlusconi sa anche che il consenso elettorale è volatile, non esistono più le ideologie e le casacche, se non mantieni quel che prometti, fai la fine di Prodi..e vero? Ecco dunque il Berlusconi accomodante che stringe la mano a tutti, ha timore di governare, si rende conto di non essere in grado di farcela. Ed è proprio da questa situazione, che il centrosinistra può attingere la forza di cui ha bisogno, il timore di governare di Berlusconi, sono i lunghi capelli di "Sansone" per il centrosinistra.



Amerigo Rutigliano Officina Sociale

Amerigo Rutigliano ha detto...

Ed ora una risposta sul che fare da voi enunciata.

Dovreste leggervi tutti i miei interventi scritti da sei mesi a questa parte per rendervi conto che di suggerimenti, gia in tempi non sospetti ne avevo indicati alcuni...ed ora che fare voi vi chiedete - sicchè, a tal proposito, mi rivolgo al Gawroski pensiero.

Per quale motivo, non sei mai stato presente al coordinamento nazionale? Potevi intervenire su molte proposte, potevi e puoi ancora dire la tua, ciò nonostante solo tu risulti l'assente totale. Non si fa politica come fai tu...è troppo facile mettersi a scrivere quattro fragacce e sperare di cambiare il PD come peraltro anche qui suggerisci.

Che fine ha fatto l'associazione il coraggio di cambiare? lo sapevi che "Il coraggio di cambiare"è il titolo di un film - coperto da copyright?

L'articolo 29 dello statuto, prevede che il PD possa avere rapporti di collaborazione con associazioni, fondazioni,etc.
Fai una richiesta in tal senso. Chiedi che venga applicato a termini di statuto, una forma di rapporto di collaborazione con una associazione culturale che può essere la tua o la mia che gia esiste.

L'articolo 44 dello statuto prevede: la revisione dello statuto ai sensi dell'articolo 28.
Cosa si potrebbe chiedere per dare ragioni alla richiesta di revisione?
Ieri, a casa San Bernardo in Roma, l'onorevole Pasetto, propone la revisione del Partito Democratico, prospettando nuove primarie. Allora, anzitutto sostieni questa posizione e nello stesso tempo fai presente che in considerazione deel'enorme sconfitta elettorale il PD si deve ripensare, magari allargando a nuove realtà lo stesso coordinamento, annettendo al coordinamento nazionale, tutti i candidati alle primarie, anche quelli esclusi e eventuali rappresentanti di associazioni culturali, partiti o movimenti politici.
Il Pd può uscire dalle secche cui si è ficcato, per questo, occorre allargare il consenso.

Se non sono possibili tali ipotesi, è necessaria una iniziativa, un progetto di scopo, in grado di parlare con tutti, e da quel progetto, eventualmente crescere.
Se al contrario, i tuoi progetti magari... professionali sono altri, lo comprenderemmo...in fondo tutti tengono famiglia.

PierGiorgio Gawronski ha detto...

Isabella: mi farebbe piacere pensare che c'è una strategia dietro alle mosse del PD: "visto che abbiamo perso conteniamo i danni (per la democrazia)". D'altronde Berlusconi ha aperto sulla RAI, quindi dovremmo poter ottenere un po' più di pluralismo e di rispetto delle istituzioni... Però temo che semplicemente il PD non percepisce che nel paese c'è una crisi della democrazia. Se lo avesse percepito, avrebbe reagito quando era al governo.

Sta dunque a noi del Coraggio di Cambiare, e alla società civile, rintuzzare le accuse di demagogia che ci lanciano (ancora ieri Marini), essere precisi nelle ns affermazioni, e conquistarci pezzi di PD da utilizzare non per le nostre "cordate" di amici, ma per costruire e "aprire" le regole della partecipazione.

Silvia: Grazie perché anche tu non smetti di sperare e di sognare.

Vincenzo: sto pensando di intervenire alla Assemblea Costituente del 20 e 21 Giugno a Roma: pensavo di dire che abbiamo perso perché "siamo rimasti a metà del guado: o andiamo avanti o perderemo sempre". Prepariamo insieme questo intervento!? E magari approfittiamone per fare un week end a Roma e fare una riunione del Consiglio Direttivo, allargato ai soci presenti.

Amerigo: credo anch'io che per realizzare una democrazia interna nel PD occorrano delle "infrastrutture"; non sono ancora sicuro che queste debbano essere le correnti, soprattutto correnti basate sulle cordate che c'erano già prima del PD, nei DS e nella Margherita.

Comunque, da qui in avanti, nel PD si procederà a colpi di primarie: preparatevi.

Amerigo Rutigliano ha detto...

Data
24/04/2008
Fonte
WWW.DAGOSPIA.COM
Testo
SE NELL'86 RAI3 NON FOSSE STATA DATA AL PCI IN CAMBIO DEL VIA LIBERA AI CANALI FININVEST, NON SAREBBE MAI STATO CHIAMATO A FARE "SAMARCANDA"…

Mauro Suttora per “Libero”

Questa sera Michele Santoro si occuperà di camorra. Non potrà quindi ripetere il clamoroso 4-1 della scorsa settimana, quando nel suo "Anno Zero" invitò ben quattro ospiti per il centrosinistra (Di Pietro, l'architetto Fuksas, il professor Sartori e il fisso Travaglio) contro il povero Filippo Facci, unico simpatizzante del centrodestra e fra l'altro più bravo a scrivere che a interloquire in tv. Ma certamente quanto ad antiberlusconismo Santoro si rifarà nelle prossime settimane.

Peccato, perché invece il conduttore Rai dovrebbe essere immensamente grato a Silvio Berlusconi. E non solo ricordando il triennio passato alle sue dipendenze (1996-'99), godendo di assoluta libertà per il proprio programma "Moby Dick" (Santoro, offeso perché il presidente Rai Enzo Siciliano fece finta di non conoscerlo pronunciando la memorabile domanda "Michele chi?", migrò a Mediaset da un giorno all'altro). In realtà Santoro è una vera e propria "creatura" di Berlusconi. Infatti, se nell'86 Raitre non fosse stata data al Pci in cambio del via libera ai canali Fininvest, lui non sarebbe mai stato chiamato a fare "Samarcanda". Sarebbe rimasto un oscuro giornalista-funzionario del Pci. Ce lo ricorda un bel libro appena pubblicato: "Il Baratto" di Michele De Lucia (ed. Kaos).

È il documentatissimo resoconto di come le intese più o meno larghe fra l'allora comunista Walter Veltroni e Berlusconi siano iniziate già 24 anni fa. Nell'autunno '84, infatti, mentre ufficialmente il Pci strepitava contro lo "strapotere del piduista", Achille Occhetto e Veltroni incontrarono segretamente Berlusconi. Da un anno l'appena 28enne Walter era stato nominato capo della sezione Comunicazioni di massa del Dipartimento propaganda e informazione, che per il Pci erano un tutt'uno. E Occhetto era il suo diretto superiore.

Nell'agosto '84 la Fininvest aveva comprato per 135 miliardi dalla Mondadori il terzo dei suoi canali, Retequattro, salvandola dal fallimento. E Veltroni aveva tuonato: «Stiamo assistendo a un pesante attacco che tende a consegnare l'intero settore dell'emittenza privata nelle mani di uomini implicati nella P2 come Berlusconi». Indignazione pubblica, ma trattative private. De Lucia infatti ricorda che lo stesso Occhetto rivelerà, anni dopo, l'abboccamento segreto con Berlusconi: «L'incontro - un po' carbonaro - avviene in un'imprecisata "sera settembrina" del 1984, in un salotto di piazza Navona non meglio specificato, né si sa chi sia l'organizzatore-padrone di casa».

Lo staff di Berlusconi è al completo. «Bravi, svegli e manager», li definisce Occhetto. Il Pci ha appena effettuato il suo primo (e ultimo) sorpasso sulla Dc alle europee: 33,3 per cento contro il 33. «Walter e io siamo gli esponenti del più forte gruppo politico d'opposizione», racconta Occhetto. «Non che non li conoscessimo. Walter ha avuto dei contatti con un esponente del gruppo Fininvest presente all'incontro, ma li ha interrotti perché diffidavamo». La Fininvest propone: «Si potrebbe affidare alle reti pubbliche tutta l'infor mazione, mentre noi trasmetteremmo e produrremmo spettacolo. Ci interessa soprattutto la fiction». Occhetto guarda Veltroni e dice: «Ma questa, Walter, è la tua proposta o sbaglio?» . «Sì, in realtà è proprio quella».

Nell'ottobre '84 i pretori di Torino, Roma e Pescara ordinano il sequestro degli impianti Fininvest perché una norma del Codice postale vieta ai privati trasmissioni tv a livello nazionale. Il presidente del Consiglio Bettino Craxi vara un decreto legge per autorizzare provvisoriamente le trasmissioni. «Il Pci», scrive De Lucia, «vuole approfittare della situazione per ottenere la Terza rete Rai, con annesso Tg3. (...) Nel gennaio 1985 viene raggiunto un accordo fra il governo e l'opposizione comunista sul decreto Berlusconi. Il 31 gennaio il decreto viene approvato con 262 voti favorevoli e 240 contrari.

Il Pci, assicuratosi che il provvedimento avesse la maggioranza, vota no esercitando un'opposizione definita "duttile e morbida". Falce, martello, coltello, forchetta e bavaglino, nella più pura tradizione consociativa. Il 4 febbraio anche il Senato approva in extremis (il decreto sta per scadere) con 137 voti contro 15. Dopo avere garantito il numero legale durante la discussione, al momento del voto i senatori comunisti lasciano l'aula: una plateale sceneggiata per salvare le apparenze». Nel dicembre '85 il Tribunale di Roma assolve in appello la Fininvest perché le trasmissioni nazionali tv non costituiscono reato.

«Il 12 settembre '86 a Milano, al Festival nazionale dell'Unità», scrive De Lucia, «si svolge un dibattito cui partecipano Veltroni, Berlusconi, il presidente Rai Sergio Zavoli e l'editore Mario Formenton della Mondadori. È un minuetto Pci-Fininvest, una corrispondenza di amorosi sensi. Il compagno Veltroni avverte: "Non ha giovato al gruppo Fininvest l'eccessivo padrinato politico dato da uno e un solo partito [il Psi, ndr]"».

Insomma: mollate Craxi, e smetteremo di attaccarvi. Berlusconi ringrazia: «Mi fa caldo al cuore l'idea che il Partito comunista, da tempo ormai, si apra alla considerazione di queste realtà con tanto senso concreto, con tanto senso pragmatico...». Il 5 marzo '87, infine, il nuovo consiglio d'amministrazione Rai (in cui siedono fra gli altri per la Dc Marco Follini e il futuro presidente Roberto Zaccaria) paga la cambiale promessa a Veltroni: consegna la Terza rete e il Tg3 al Pci, nominando direttore di Raitre Angelo Guglielmi e alla guida del Tg3 il comunista di lungo corso Alessandro Curzi. Pochi mesi dopo Guglielmi affida a Santoro un programma di approfondimento: "Samarcanda".

L'ex maoista di Salerno, poi funzionario del Pci («Ma litigava con tutti», ricorda il dirigente Isaia Sales), poi giornalista del quindicinale comunista "La Voce della Campania" (che dirige per un anno fino alla chiusura nell'80), poi redattore all'Unità («Ma non ha mai scritto una riga», ha raccontato l'ex collega Antonio Polito), infine rifugiatosi in Rai, ha successo e va avanti fino al '92. Poi cambia nome al programma: Rosso e Nero, Tempo Reale. Dopo la parentesi Mediaset ecco Circus, Sciuscià, ora Anno Zero. Si chiama "debrandizzazione": un vortice di nomi, così alla fine tutti dicono: "da Santoro". Lo stipendio lievita: 660 mila euro e rotti l'anno scorso. Ma se non ci fosse stato quel baratto Berlusconi-Veltroni 22 anni fa... Ingrato Michele.

Dagospia 24 Aprile 2008

Autore
Amerigo Rutigliano - Officina Sociale