domenica 28 dicembre 2008

Questione morale, giustizia, e il PD

Due settimane fa il sindaco di Pescara è stato messo agli arresti domiciliari con l'accusa di concussione. Il sindaco si è dimesso. Dopo 10 giorni il giudice ha tolto gli arresti perché "è venuto meno il pericolo di inquinamento probatorio". Veltroni allora ha definito il comportamento dei magistrati "gravissimo".

Rilevo che: (1) le accuse al Sindaco sono ancora tutte in piedi; (2) nessuno ha obbligato il sindaco a dimettersi, salvo la decenza, e valutazioni di opportunità politiche. (3) Pochi giorni prima, quando era finito sotto indagine il figlio di Di Pietro (nelle telefonate intercettate alcuni mariuoli progettavano di avvicinarlo per tentare di coinvolgerlo: il giudice ha quindi deciso di indagare per vedere se per caso erano riusciti a coinvolgerlo; finora non è emerso nulla). Di Pietro aveva preso una linea opposta: "i giudici vadano avanti con le indagini".

Personalmente ho apprezzato la posizionie di Di Pietro, e sono rimasto shoccato da quella di Veltroni. Se Veltroni voleva aprire una questione politica sui rapporti fra politica e magistratura, il modo peggiore per farlo era quello di difendere un PROPRIO inquisito: ha prestato così il fianco all'ironia della destra. Inoltre, è la prima volta che un leader di centro-sinistra scende in campo contro i magistrati per difendere un politico inquisito del proprio partito: una innovazione di cui non si sentiva l'esigenza.

Quanto alla riforma della giustizia, penso che: (1) La riforma dei rapporti fra politica e magistratura non sia urgente; (2) Le priorità siano invece: ridurre i tempi e i costi per il cittadino dei processi; (3) Il rapporto fra politica e magistratura, se proprio lo si vuole riformare, passa per limiti più stringenti alla pubblicità dei provvedimenti giudiziari, non per la politicizzazione della magistratura. Rinvio all'intervento di Palamara (vedi Home Page del sito, convegno del 4 ottobre 2008) per approfondimenti.

Termino con una frase di Scalfari: "La corruzione italiana è un fenomeno che deriva direttamente dall'esistenza di una classe dirigente barricata a difesa dei suoi privilegi, dall'appropriazione delle risorse pubbliche da parte dei potenti di turno... Infine, in assenza di una legalità riconosciuta, dalla necessità di supplire a quell'assenza con la corruzione spicciola, necessaria per mitigare l'arbitrio..." Questa è anche la mia convinzione.

3 commenti:

Maurizio Rondina ha detto...

Caro Piergiorgio, noto il tuo stupore nell' arrivare alle stesse conclusioni che da mesi sostengo in questo blog, fin dai tempi delle mie disquisizioni sull' astensione alle politiche. Gli ultimi fatti avvalorano la mia conclusione, che non solo questa classe dirigente del PD sia votata all' autolesionismo, ma che addirittura la stessa alleata IDV possa subire danni al suo consenso crescente, mantenendo ancora l' alleanza con questo PD. Oramai se abbiamo qualche speranza che i nostri temi possano trovare spazio nell' attuale avvilente scenario politico, questa va a mio avviso riposta esclusivamente in IDV, almeno in questa fase politica, e purchè prenda presto e decisamente le distanze da questa dirigenza PD.

Anonimo ha detto...

PD:GAWRONSKI, CONVOCAZIONE DIREZIONE SU QUESTIONE MORALE

(ANSA) - ROMA, 28 DIC - PierGiorgio Gawronski, membro della
Direzione Nazionale del Partito Democratico, ha chiesto la
convocazione urgente della Direzione ''con all'ordine del giorno
un unico punto: la questione morale, la riforma della giustizia,
la strategia istituzionale'' del PD.
Secondo Gawronski, le dichiarazioni di Veltroni contro la
magistratura abruzzese sono ''di enorme portata per il nostro
partito. Tanto da definire la sua linea politica istituzionale
- forse la sua stessa identita' -, nonche' le sue prospettive
elettorali''. La linea ondivaga del Pd credo sia la peggiore
sul piano elettorale'', ha detto Gawronski, ''perche' si
aggiunge alla perdita di credibilita' di cui soffre il nostro
partito. Chiedo pertanto un chiarimento politico''.(ANSA).

Unknown ha detto...

In merito alla "questione morale", vorrei riportare alcuni frammenti dell'articolo di Marco Travaglio (apparso nel settimanale 'Anna', n. 1/2 -Gennaio 2009 -, p. 23). Quanto scrive il noto giornalista -
di cui ammiro stile e carattere -ci fa riflettere sullo stato di degrado morale in cui giace la politica italiana; e sulle misure da adottare affinchè venga ripristinato un "codice etico". Cito:
"Ai reati pensino i giudici. Ma i partiti che vogliono salvarsi devono cominciare a fare pulizia non soltanto dei ladri, ma anche di chi non merita di rappresentare i cittadini. Bisognerebbe riportare in vita Berlinguer, per spiegare ai nostri politici il significato di 'questione morale'. Oppure obbligarli a studiare a memoria la famosa intervista del segretario del Pci a Eugenio Scalfari, pubblicata da 'Repubblica' nel 1981, all'indomani dello scandalo P2: 'I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le istituzioni: le banche, gli ospedali, gli istituti culturali, le università, le aziende pubbliche, la Rai, alcuni grandi giornali...La questione morale non si esaurisce nel fatto che ci sono dei ladri e vanno scovati, denunciati e messi in galera: la questione morale fa tutt'uno con l'occupazione dello Stato, fa tutt'uno con la guerra per bande...". Ora che la Seconda Repubblica agonizza a causa dello stesso virus che aveva portato alla tomba la Prima, cioè la corruzione, tutti si affannano a discutere di "questione morale". Ma questa è una questione penale, non morale. La questione morale non riguarda soltanto comportamenti vietati dal codice penale: abbraccia una gamma molto più ampia di condotte indecenti per chi ricopre ruoli e incarichi pubblici, anche se non proibite dalla legge. Conflitti d'interessi, raccomandazioni, lottizzazioni, favoritismi, familismi, invasioni di campo, voltafaccia, promesse non mantenute, doppi giochi, violazioni di doveri professionali e deontologici, opacità rispetto al dovere di massima trasparenza e coerenza". E poi: "I partiti che vogliono salvarsi dovrebbero autocommissariarsi, dando pieni poteri a personalità super partes, di provata indipendenza e autorevolezza, e incaricarle di scrivere due o tre regole interne chiare e nette. Tipo: fuori tutti gli inquisiti e i condannati dalle liste, a casa chi sta in Parlamento o nelle altre assemblee elettive da più di 10-15 anni, divieto di cumulare cariche e stipendi, ritiro dei partitanti dagli enti e dalle istituzioni indebitamente occupati (a partire dalla Rai, dalle fondazioni bancarie, dalle Asl) e un codice etico draconiano che sanzioni con l'espulsione chiunque abbia avuto rapporti con personaggi discutibili, peggio ancora con malavitosi, anche se quelle relazioni pericolose non costituiscono reato. Per mandare in carcere qualcuno, occorre la Cassazione. Ma per mandare a casa qualcuno, basta e avanza un leader degno di questo nome. Se ancora esiste".

Buon 2009 a tutti...
Silvia C.