lunedì 23 febbraio 2009

Una valutazione dell'Ass.Cost. del 21-2-09

Pubblichiamo un commento di una delegata che era presente sabato all'elezione di Franceschini



L'assemblea nazionale del PD
di MARILINA INTRIERI (DIREZIONE NAZIONALE PD)


Solo 1/3, i componenti eletti alle primarie del 14 ottobre, presenti oggi all’assemblea nazionale che ha votato Franceschini segretario, con pieni poteri, fino al prossimo congresso.

E gi altri? Ci sono ancora? Perché non sono venuti?
Questi interrogativi avrebbero dovuto oggi suggerire di andare alle primarie subito,per dare la parola al corpo elettorale,per verificare se ancora ci sono quei 3 milioni e mezzo di elettori che votarono per Veltroni (circa il 75% dei partecipanti)

Quante cose,da allora sono successe: crisi di governo,elezioni politiche anticipate,una pesantissima sconfitta elettorale,il progetto politico del PD che non è decollato.

Nell’assemblea nazionale odierna è rimasta latente,sullo sfondo, la vera questione politica che ha determinato l’addio di Veltroni.

Si sarebbe dovuto tornare ai cittadini e misurarsi su piattaforme politiche.

Invece,si è andato avanti a tutti i costi.
Si è, veramente in pochi, eletto un segretario che, già nel suo primo intervento ha riproposto gli errori di Veltroni; ha usato l’antiberlusconismo per cercare di galvanizzare i presenti.
Non si tratta di questo.
Ha fatto bene,quindi, Parisi a proporsi quale candidato alternativo;
Io ho votato per Lui; non ero assolutamente d’accordo a perpetuare un modus operandi che ci ha portato, con Veltroni alla sconfitta.

Senza confronto non c’è politica e senza politica non si può costruire alcun soggetto politico nuovo.
Era necessaria una discontinuità nella guida.
Franceschini, oggettivamente, è l’opposto.
Era necessario prospettare, ancora una volta, quel progetto dell’ulivo allargato, l’unico che, ogni volta, sia nel 1996 che nel 2006 ci ha fatto vincere. Avrebbe potuto farlo Parisi.
Veltroni, invece (quindi Franceschini), negando il collegamento alle altre forze di sinistra, alle ultime elezioni politiche, ha messo in discussione l’orizzonte politico per cui l’ulivo è nato.

Far votare oggi una striminzita rappresentanza degli elettori del 14 ottobre è un errore che potrebbe risultare fatale.
L’idea, per molti, è quella di un ceto politico che tenta di auto conservarsi nella consapevolezza di una sconfitta a lungo termine.
Tutto questo mentre il governo Berlusconi, piaccia o meno, va avanti dando risposte, condivisibili o meno, a quei temi che preoccupano gli italiani e le italiane a partire dalla sicurezza, dalla violenza sulle donne, giusto per citare gli ultimi provvedimenti

9 commenti:

Anonimo ha detto...

www.ammazzatecitutti.org/forum/index.php?showtopic=2766

da leggere

Anonimo ha detto...

www.ammazzatecitutti.org/forum/index.php?showtopic=2766

non pubblicate dichiarazioni di affaristi, se non prima accertata la dirittura morale

Unknown ha detto...

Con l'elezione di Franceschini a Segretario Nazionale non è cambiato nulla; piuttosto, ora ci si trova dinnanzi all'immagine speculare di Veltroni. Ancora una volta i cittadini non hanno alcun potere di fronte a talune procedure stabilite arbitrariamente da membri "eletti", e appartenenti ai vertici del potere. Spero che qualcuno prima o poi si accorga dell'importanza della base, e non solo dell'altezza.

Anonimo ha detto...

GIANFRANCO PASQUINO
Anche i partiti possono suicidarsi. Se si definiscono “democratici”, il suicidio passa attraverso l’asfissia della democrazia interna. Già in tutte le precedenti occasioni nelle quali l’Assemblea del Partito Democratico aveva dovuto deliberare su tematiche importanti, Statuto, Manifesto dei Valori, Codice Etico, si erano verificate chiarissime violazioni della democrazia: voti preconfezionati, dibattiti annullati, assenza del numero legale. Convocata in una situazione molto grave, l’Assemblea di Roma, che doveva decidere se sostituire il segretario dimissionario oppure iniziare le procedure per tenere il primo Congresso, quello, forse, costitutivo, ad addirittura un anno e mezzo dall’elezione popolare diretta (non “primarie”, se le parole hanno un senso) del segretario, ha visto la partecipazione di poco più di milleduecento delegati su duemilaottocento aventi diritto. La fuoruscita silenziosa di più della metà dei componenti è già di per sé un segnale bruttissimo. Ancora più brutta, se possibile, è l’incoronazione di Dario Franceschini, già vicesegretario, ad opera di una maggioranza che, in altri tempi, avremmo chiamato “bulgara”. Oggi è semplicemente quello che la nomenclatura degli ex-DS e degli ex-Margheriti riesce comunque a raggranellare contro la base che dichiara ai giornali di volere molto cambiamento e poi si squaglia, correndo, probabilmente delusa, arrabbiata o rassegnata, a prendere il treno o il pullman.
Eppure, se Veltroni ha accettato le sue notevoli responsabilità nelle ripetute sconfitte elettorali del PD, Franceschini, a suo tempo cooptato da Veltroni, dovrebbe essere considerato e dichiararsi corresponsabile e connivente. Dovrebbe anche andarsene unitamente a tutti i collaboratori di Veltroni, come avverrebbe, anzi avviene, nei partiti che hanno un minimo di democrazia interna e un minimo di serietà da esibire all’esterno. Ce ne sono: in Francia, in Germania, in Spagna, in Inghilterra. A meno che Franceschini avesse un’altra idea di partito, diversa da quella di Veltroni, idea che, però, non ha mai voluto comunicare. Andandosene, Veltroni ha dichiarato che lo faceva per salvare il progetto del Partito Democratico. Forse quel progetto ha bisogno di tempo. Forse è fallito. Forse non doveva neppure essere tentato. Candidandosi contro Franceschini, Arturo Parisi ha offerto un’alternativa, non soltanto di leadership, ma anche di progetto politico. Vuole resuscitare l’Ulivo che non è affatto la stessa cosa del Partito Democratico e che non è fallito, ma, purtroppo, non era stato portato avanti neppure da Prodi. L’Ulivo potrebbe caratterizzarsi come un’aggregazione aperta, non una fusione di nomenklature, con apporti di persone che fanno politica non per mestiere e per ottenere privilegi, ma per sincera passione e che, dunque, non sono attaccati alle poltrone. L’opzione di Parisi non ha ottenuto neppure cento voti.
Il PD non si è ancora suicidato. Tuttavia, se non elabora una strategia, la sua continuazione, senza nessun rinnovamento di persone e di politiche (ridicola è l’eliminazione del governo-ombra che, semmai, avrebbe dovuto essere potenziato e valorizzato), è assimilabile ad una pratica odiosa, ma tutta italiana: l’accanimento terapeutico al quale, lo sappiamo, Berlusconi non si oppone affatto. Anzi, vuole imporlo per legge.

Anonimo ha detto...

SPIEGATEMI COME BUTTARE FUORI PERSONAGGI CHE NON NE VOGLIONO SAPERE DI ANDARSENE. BISOGNA CAPIRE DI CHE SOSTANZA è FATTO QUESTO PARTITO. VUOLE ESSERE UN PARTITO LABURISTA LAICO E FILOCCIDENTALE, OPPURE RIMANERE UN AMALGAMA CLERICO LENINISTA ED ANTIAMERICANISTA????

PierGiorgio Gawronski ha detto...

caro Anonimo, il come è presto detto. Si tratta di mettere al loro posto gente per bene, capace e moderna (come Soru). E magari anche sinceramente democratica. Che abbia voglia di - e sappia - mettere mano ai meccanismi di selezione della società per depoliticizzarli e aprirli al merito. Che ne dici? Sono il tuo uomo?

Anonimo ha detto...

Come si fanno a vincere le elezioni?


Benvenuti nel regno di Franceschini I. O di D'Alema V o VI? Sarebbe più giusto dire che nasce il D'Alema V e mezzo. Vediamo perché. L'immediata conversione del leader maximo e dei suoi principali collaboratori a sostegno del primo democristiano che guiderà un partito a forte impronta post-comunista è la storia che si ripete. Nelle contorsioni della sinistra moderna compare sempre il Gattopardo che viene da Gallipoli. Ogni volta che scompare un capo, D'Alema si presenta con la sua Opa per convincere gli iscritti che hanno perso gli altri e che per lui tutto continua come prima. Fino a che il nuovo capo non si mette in testa di far da solo. Da questo momento comincia la nuova guerra intestina e la defenestrazione dell'incauto.

Ogni nuovo regno dà a D'Alema la possibilità di mettere in mostra la sua abilità manovriera, alcuni dicono la sua capacità di intrigo, fino a che l'incanto non si spezza e si passa a una nuova vittima coronata. La storia è cominciata con Alessandro Natta, il vecchio segretario del Pci che ereditò il partito da Enrico Berlinguer. Natta era un onest'uomo e un intellettuale raffinato. Si era ritirato dalla vita politica attiva ma fu richiamato in servizio dopo la scomparsa del grande capo a Padova, alla fine di un comizio. D'Alema fu tra i protagonisti della scelta che servì per evitare che al potere andassero i miglioristi con Giorgio Napolitano. Il vecchio Natta fece una segreteria di giovani, con D'Alema e Occhetto in prima linea. I due rivali fecero un patto di reciproco aiuto. Breve gestione Natta e poi dapprima segretario Occhetto, subito dopo D'Alema.

C'era, per raggiungere l'obiettivo, l'ingombro del vecchio leader ligure ma la natura venne in soccorso ai congiurati fulminando Natta con un infarto. Non attesero che si riprendesse per liquidarlo. In un’intervista a Italiaradio, la radio del Pci, D'Alema dichiarò che il partito aveva bisogno di una vera guida e incoronò Achille Occhetto. L'era Occhetto portò allo scioglimento del Pci con un D'Alema titubante che rassicurò gli iscritti che la scelta era dolorosa ma necessaria e che nulla sarebbe cambiato. Cominciò subito dopo a lavorare ai fianchi Akel. In verità Occhetto si fece male da solo iniziando una navigazione a vista che seminò il panico fra i militanti. Perse un'elezione e D'Alema, questa volta con Veltroni, lo spinse alle dimissioni.

La coppia D'Alema-Veltroni, appena formata, si sfasciò subito perché entrambi furono candidati alla successione. Il popolo dei fax disse Veltroni, la nomenklatura votò per D'Alema. La segreteria di D'Alema fu fantasmagorica. Inventò l'Ulivo con Prodi leader e si insediò, dopo aver colpito al cuore Berlusconi sottraendogli la Lega e Buttiglione, alla guida della Bicamerale. Intanto si accese lo scontro con Prodi, che voleva non solo fare il premier ma anche il capo della coalizione. D'Alema non mollò lo scettro. Prodi fu defenestrato, vinse D'Alema e divenne premier. Durò poco perché perse le elezioni regionali e si dimise. A guidare il partito c'era Walter Veltroni, ripagato dalla cacciata dal governo con la guida dei Ds. Ma Walter ebbe sentore che nel 2000 si sarebbero perse le elezioni e scappò in Campidoglio. Dopo la sconfitta c'erano due candidati per il dopo-Veltroni, Cofferati e Bersani. D'Alema liquidò entrambi e scelse l'onesto Fassino che fu il segretario che realizzò la più lunga convivenza con il deputato di Gallipoli. Si logorò e scomparve.

Si arriva al Pd e D'Alema si accorge che il nuovo partito, stretto fra Rutelli e Fassino, non decolla. Fa un passo indietro e incorona Veltroni salvo poi a riprendere a sparare su di lui. Crolla, è storia dei nostri giorni, anche Veltroni. Bersani pensa che sia arrivato il suo momento ma D'Alema, appena eletto Franceschini, lo abbandona. È Bersani la mezza vittima che abbiamo voluto indicare quando abbiamo scritto a inizio d'articolo che è cominciato il D'Alema V e mezzo.

La lunga storia dei re della sinistra abbattuti da D'Alema conosce oggi una nuova tappa. Alcuni pensano che D'Alema sia il politico più bravo che esista, altri che sia il più capace di intrighi. La sua storia è fatta di ambizioni deluse e di passi indietro. Il mare in cui sa nuotare è pieno di alghe e di pesci voraci. Mentre gli altri si tengono a stento a galla, lui, da vecchio lupo di mare, si muove con sicurezza, non perdendo un solo uomo dei tanti che lo seguono. Il regno di Franceschini I ovvero del D'Alema V e mezzo sarà un duro corpo a corpo. La capacità camaleontica di Franceschini è pari solo alla sua debolezza. Per D'Alema il gioco del «mordi e fuggi» sarà reso più difficile dalle virtù manovriere del giovane democristiano. Vedremo una nuova partita e nuovi sgambetti, dentro o fuori dell'area di rigore.

Vincenzo

Anonimo ha detto...

Vincenzo, scrivi: "Peccato che pero' con la sconfitta alle Europee lo smottamento diventera' una valanga. Forse a quel punto si faranno da parte."

Sei un illuso. Sono troppo attaccati al potere per farne a meno

Fabio

Anonimo ha detto...

ANCORA UNA VOLTA, SPIEGAMI COME FAI A CACCIARE FRANCESCHINI E LA COMBRICCOLA DI CONTORNO, CIOE', PROGRAMMA E AZIONI DA COMPIERE, QUELLO CHE HAI SCRITTO LO DICONO TUTTI, DIMMI COME FAI AD ATTRARRE CONSENSO, DIMOSTRA DI SAPER RISCHIARE
E PER ORA LASCIA STARE LA COSTITUZIONE, PER IL SEMPLICE MOTIVO CHE L'UNICO INTERESSE DELLA GENTE E RISOLVERE I PROBLEMI QUOTIDIANI. SORU HA FALLITO, NON RIPROPORRE LA SOLITA MINESTRA RISCALDATA,CHE NON TI VIENE DIETRO NESSUNO, E NON PUBBLICARE DICHIARAZIONI DI PERSONAGGI COME LA INTRIERI CHE SONO LA NEGAZIONE DI QUELLO CHE DICI. PER ADESSO NON SEI L'UOMO DI NESSUNO PER IL SEMPLICE MOTIVO CHE PARLI DI COSE CHE PROBABILMENTE NON INTERESSANO, VISTE LA POVERTA' IN POST DEL TUO BLOG, ALTRIMENTI SIGNIFICA CHE CERCHI SPAZI PERSONALI DA SALOTTO