mercoledì 20 febbraio 2008

Libertà e partitocrazia

Al consiglio Nazionale di stamattina ho chiesto l'inserimento nel programma elettorale del PD di un tredicesimo punto: la ritirata generale della politica dagli "spazi pubblici" abusivamente occupati. Ho detto che il rinnovamento della politica passa per una nuova efficace meritocratica regolamentazione del rapporto con la pubblica amministrazione. Ho chiesto che lo spiraglio aperto da Veltroni sulla RAI diventi una porta spalancata che investa l'intero settore pubblico. Il mio intervento non è stato salutato da applausi: chi vivrà vedrà!

3 commenti:

Maurizio Rondina ha detto...

Ma poi, su questo 13.o punto, si è votato? o vige ancora il sistema dell' unanimità dettata dal più invadente!

Maurizio Rondina.
www.mauriziorondina.it

gianmario ha detto...

Non penso che ci sia una superiore saggezza del "popolo", chi ha speso queste parole lo ha sempre fatto perchè volevo parlare a nome e per conto del suddetto saggio popolo.
Ma penso che ci sia un di più di intelligenza, energia e passione che cova sotto la cenere e che non viene utilizzata.
Compito dei politici di oggi sarebbe di essere levatrici di questa intelligenza, energia e passione, riconoscendola, promuovendola, valorizzandola.
Come fanno i genitori (quelli adulti e maturi) con le potenzialità dei loro figli.
Invece si comportano come vecchi satrapi caparbi e sterili(De Mita come Castro...)oppure come single spocchiosi (avete presente Tremonti?).
Prova a mettergliela così Piergiorgio, prova a chiedere quale generazione di politici stanno allevando e quali regole vorrebbero per la futura generazione politica.
Vedrai che risponderanno con una fantastica formulazione del tredicesimo punto.
Poi gli chiederai di applicarla subito!

PierGiorgio Gawronski ha detto...

Non si è votato. Funziona così: i membri del Consiglio Nazionale intervengono, Walter ascolta, poi decide lui. Impressionante è stato l'intervento di Castagnetti (sostenuto poi da altri cattolici) contro l'alleanza coi radicali: ha argomentato dati alla mano (due studi di enti di ricerca) che questo accordo avrebbe fatto perdere al PD più voti di quanti ne guadagnava; ha avvertito che ci avrebbe causato divisioni interne, e attacchi sull'"armata brancaleone del PD" da parte di Berlusconi, ha pregato e implorato di non fare questo accordo. Walter ha risposto alla fine che lui lo faceva, e la cosa è finita lì. Non mi impressiona la scelta di merito, quanto il modo. Sono daccordo che il Segretario Nazionale deve decidere, ma un p' più di collegialità non guasterebbe. E questo vale anche per il punto che GianMario solleva, che per me è il cuore del problema, e della nostra azione: valorizzare la partecipazione. Proprio quello che la "casta" non vuole.