giovedì 20 novembre 2008

L'elezione del Segretario regionale del PD

Domenica 23 Novembre all’Hotel Ergife l’Assemblea Regionale del PD del Lazio si riunisce per eleggere il Segretario Regionale del partito. Si tratta di una figura non secondaria, visto che – tra l’altro – controlla risorse finanziarie e umane, ha un ruolo importante nella scelta delle candidature (quindi nella selezione della classe politica), ecc. Io penso di intervenire.

C’è un solo candidato: Morassut. E’ il frutto di un accordo al vertice (dietro le quinte) fra ex DS e ex-Margherita (a questi ultimi l’accordo assegna, con Milana, il posto di coordinatore dei circoli di Roma). Nessun altro potenziale candidato ha finora ritenuto che fosse possibile lottare ad armi pari con Morassut. Il quale comunque non sarà eletto con elezioni primarie, come si era in precedenza stabilito, perché le componenti del partito che hanno siglato questo accordo di spartizione hanno rallentato i lavori della Commissione incaricata di approvare il regolamento delle primarie, consentendo al Presidente Zingaretti di dichiararle “impossibili”. In realtà si punta - restringendo la partecipazione - a evitare le possibili sorprese che ogni tanto la democrazia produce. Ho pertanto sottoscritto un appello dell’On. Giachetti, che sta chiedendo le primarie con uno sciopero della fame (metodo esagerato, ma fine giusto). A scanso di ulteriori equivoci, solo Morassut e/o i suoi amici hanno la possibilità di inviare email ai membri dell’Assemblea Regionale - i grandi elettori, appunto - perché Zingaretti ha negato a tutti gli altri l’elenco di queste email. I “grandi elettori” quindi non sapranno fino a domenica se c’è un altro candidato. Per questo motivo, ho inviato oggi una lettera ai “Garanti” (vedi commento1), chiedendo di rinviare l’elezione ad un’altra occasione, nella quale tutti i candidati abbiano pari opportunità.

Risalta in queste ore anche la debolezza della c.d. “società civile” - cioè del fronte di coloro che vorrebbero democratizzare il partito. La maggioranza di costoro si trastulla nella produzione di nobili documenti ed appelli (per il più bello di questi, v. Commento2) destinati ad avere effetto prossimo allo zero, invece di convergere su un candidato che rappresenti le loro posizioni e battersi. Mentre 2,5 milioni di americani, unendosi, sono riusciti a portare - con Obama - il cambiamento al vertice della nazione, noi non riusciamo ancora neanche a convergere sul candidato Segretario Regionale del PD. L’invidia per chiunque si renda disponibile alla candidatura (e al conseguente duro impegno), le piccole rivalità ed antipatie personali fanno regolarmente premio sulla coesione. E con i “bindiani” (Giovanni Bachelet in testa, mi duole scriverlo) nel ruolo più ambiguo di tutti: quello - mosso sempre dalle ambizioni personali - di chi si esprime con un accattivante linguaggio di “fronda” nei confronti degli apparati, per poi regolarmente affossare qualsiasi candidatura “libera” stia emergendo che non sia dei loro, preferendo piuttosto annunciare il voto di scheda bianca.

Per parte mia, appoggerò qualsiasi candidato che si presenti con un programma credibile di liberalizzazione, apertura e riqualificazione del partito nel Lazio. Bachelet compreso. Se non ci uniamo tutti in un'unica battaglia per il cambiamento - dietro agli stessi candidati - continuerà la deriva del partito (e del paese).

3 commenti:

PierGiorgio Gawronski ha detto...

Al Collegio dei Garanti Regionali del Lazio del Partito democratico
Al Collegio dei Garanti nazionali del Partito Democratico

Roma, 20 Novembre 2008



Egregi Signori,

avendo deciso di valutare con alcuni amici una candidatura alla carica di Segretario Regionale del Lazio (elezione prevista per Domenica 23 Novembre), mi è stato riferito da costoro – e in particolare dai rappresentanti di alcune associazioni - che risultava impossibile ottenere le email dei delegati-elettori, per informarli di questa candidatura. Questi amici si sono rivolti a me per chiedermi se – in quanto membro della Direzione Nazionale – avessi maggiore facilità ad ottenerle. Mi sono pertanto rivolto al partito – alla Segreteria di Nicola Zingaretti – la quale - dopo avermi in un primo momento assicurato che avrei avuto queste emails nel giro di poco - mi ha richiamato per informarmi – “dopo un confronto con Nicola Zingaretti” – che queste emails non mi sarebbero state date. Né siamo riusciti a procurarci queste emails altrimenti.

Questa presa di posizione di Zingaretti causa la impossibilità - o perlomeno una enorme difficoltà - a svolgere il lavoro politico ordinario, e mette in posizione di oggettiva difficoltà i candidati diversi da Morassut che volessero presentarsi. Ricordo peraltro che i membri della Direzione Nazionale hanno tutti le emails dei propri colleghi, e che mai si è posto un problema – evidentemente specioso - di “rispetto della privacy”.

Ad aggravamento di ciò, giungono in queste ore ai delegati del Lazio emails da parte degli “amici di Morassut”, che fanno campagna elettorale, inviano articoli di Morassut, ed invitano a votare a favore di questo candidato.

Da tutto ciò si evince che i candidati alla Segreteria Regionale del Lazio non sono messi in condizione di competere in maniera paritaria. Chiedo pertanto a Voi di attuare la vocazione alla vera democrazia che è propria del nostro partito, rassicurare gli iscritti e i militanti su questo punto fondativo e dirimente, annullando qualsiasi elezione che dovesse avvenire il giorno 23 Novembre, rinviando l’elezione del S.R. del Lazio a una successiva occasione, ove tutti i candidati possano interloquire con il corpo elettorale su posizioni di parità.

Ricordo infine che la scorsa estate era stato deliberato di eleggere il S.R. del Lazio tramite le primarie, e che il sovvertimento di quella decisione non trova validazione alcuna nelle procedure fin qui seguite. Anche per motivi politici, per coerenza con il DNA del nostro partito, gradirei molto se Voi riteneste opportuno di richiamare gli organizzatori dell’Assemblea Regionale del Lazio alla opportunità di eleggere il S.R. tramite la più ampia partecipazione possibile “dei cittadini e degli iscritti” (Art.1 dello Statuto Nazionale). Ricordo infatti che gli iscritti hanno pagato per la loro iscrizione al PD, e che in cambio avevano avuto la promessa di partecipare alle elezioni delle cariche del partito: disattendere oggi questa promessa sarebbe cosa inopinata.

Cordiali Saluti


PierGiorgio Gawronski

PierGiorgio Gawronski ha detto...

IL PD SI COSTRUISCE CON LA DEMOCRAZIA

Le Associazione firmatarie di questo documento considerano il Partito Democratico un soggetto politico decisivo per il progresso della nostra regione e del paese.
Un progresso non solo economico ma anche sociale, in grado di allargare gli spazi di democrazia, di valorizzare i contributi che vengono dal mondo dell’associazionismo culturale, politico, sportivo, sociale.

Le Associazioni vogliono contribuire attivamente alla costruzione del PD romano e regionale sulla base dei valori di democrazia e di etica politica propri di un partito nuovo e moderno che si propone di rinnovare se stesso e il modo di esercitare la politica in Italia.
Il rinnovamento che dovrebbe rappresentare il PD nel modo di essere della politica può indurre cambiamenti significativi nel rapporto tra politica e società e può promuovere il risanamento, sia del sistema politico nelle parti degradate, sia dell’intera società, che sembra insofferente alle regole ed ai principi etici della correttezza.

La nascita del Partito Democratico ha alimentato aspettative in tanta parte della società. L’importante risultato elettorale ottenuto alle elezione politiche, nonostante la sconfitta, è la più viva testimonianza di un consenso affidato a chi si è proposto come soggetto di sviluppo economico e sociale del paese, come garanzia dei diritti sociali e civili, delle pari opportunità, come motore di un processo di valorizzazione delle energie intellettuali, organizzative, culturali del paese.

Il modo di essere, di funzionare, di organizzarsi del partito deve essere in piena sintonia con l’identità politica e con i programmi di rinnovamento enunciati.

Il percorso deciso dall’Assemblea regionale per eleggere il nuovo Segretario del PD del Lazio, dopo che sono passati sei mesi dalle dimissioni di Nicola Zingaretti, perpetua, invece, un metodo di direzione del partito che chiude la strada alla partecipazione degli iscritti e degli elettori alle scelte delle persone e dei programmi nelle fasi in cui si decidono incarichi importanti di direzione del partito o di responsabilità pubbliche.

L’esperienza consumata con la sconfitta della coalizione di centro-sinistra alle elezioni del Comune di Roma, ha rappresentato il fallimento più evidente dei criteri di selezione adottati da parte di un gruppo dirigente ristretto e autoreferenziale.
L’alto prezzo politico pagato non è stato sufficiente a promuovere processi di cambiamento nei percorsi che portano a decisioni importanti per il partito e per la collettività.
Le resistenze a mettere in moto idee, esperienze, competenze e, di conseguenza, una sana competizione sono tanto forti da impedire al partito di avere un rapporto virtuoso con chi lo sostiene e con la società.
Affidare i destini elettorali del Partito al solo gioco della politica mediatica, dei protagonismi individuali senza essere in grado di interpretare bisogni e aspirazioni, senza promuovere la partecipazione delle persone alla vita politica vuol dire rinunciare ai valori fondativi del Partito Democratico.
A nostro giudizio è indispensabile che l’elezione del Segretario regionale sia l’occasione per aprire una discussione vera all’altezza dei problemi di carattere politico e organizzativo che impediscono al PD di avviare un processo di rinnovamento.

Un processo che necessariamente deve partire dalla capacità di promuovere la più ampia partecipazione di tutti coloro che si sono impegnati o vorranno impegnarsi nella costruzione di un partito realmente in grado di aprire una nuova fase della politica regionale e nazionale.

Ciò che la vecchia politica accentratrice e burocratica ha sempre definito “democraticismo”, oggi è condizione vitale per l’affermazione del PD nella società italiana e per avere gruppi dirigenti forti e rappresentativi.

Le elezioni primarie non risolvono da sole tutti i problemi che una trasformazione del modo di fare politica comporta, ma sono il principale volano del rinnovamento di uomini e di idee e dell’affermazione della partecipazione democratica.

Pertanto, la competizione, garantita dalle primarie, fra più candidati, fra programmi differenti, fra diverse sensibilità politiche e amministrative deve essere facilitata, promossa, incentivata.
Essa rappresenta il grado di apertura di un partito al nuovo; suscita interesse, passione, partecipazione fra gli iscritti e gli elettori; assegna un ruolo attivo e decisivo a tutti coloro che vivono all’interno e all’esterno lo sviluppo di un partito; rafforza i rapporti con le forze sociali, con le associazioni,
La diffusione dell’informatica è una grande occasione per un partito di avere rapporti di reciprocità con una massa infinita di persone per raccogliere consensi, dissensi, suggerimenti; per registrare umori, orientamenti, bisogni.
Non bisogna temere il nuovo, occorre invece sperimentare per confermare o correggere. Importante è definire regole, diritti e doveri che valgono per tutti.

Il cambiamento deciso di rotta che chiediamo alla direzione del partito è una esigenza che sentiamo pressante all’interno delle nostre associazioni dove si ritrovano persone con una storia politica alle spalle, persone che vorrebbero attivarsi in modi diversi dalla tradizionale militanza, persone che con speranza mista a scetticismo guardano e giudicano gli avvenimenti.

Al nuovo segretario e alla assemblea regionale chiediamo:
1) Assumere le elezioni primarie (ovvero consultazione degli iscritti al partito e degli elettori) come metodo normale per la elezione alle cariche monocratiche, sia per le strutture interne del PD , sia per le Istituzioni pubbliche e l’osservanza rigorosa dei metodi democratici nella vita interna del partito;
2) rapporto continuato ed istituzionalizzato con le Associazioni democratiche e riformiste, che rappresentano la “border line” fra i militanti PD ed il mondo esterno;
3) apertura del PD alla società civile con convegni-dibattiti semestrali attraverso tutti gli organismi di aggregazione esistenti, quali associazioni, confederazioni, sindacati, ordini professionali, ecc..


Le Associazioni, infine, decidono di dare vita ad un Forum permanente, che chiameremo……………….…………, per il rinnovamento della politica mettendo al centro dell’ iniziativa l’esercizio della democrazia attraverso il rapporto tra Partito, iscritti ed elettori.

Master_Mind ha detto...

E ti stupisci?
a livello nazionale è la stessa zuppa...