mercoledì 26 marzo 2008

SECESSIONE DOLCE

Il termine secessione, seppure edulcorato, torna nuovamente sulla scena del dibattito per bocca del direttore de Il Sole 24 ore De Bortoli. Secessione è la figura estrema della questione settentrionale che si è manifestata politicamente in modo flagrante coll'irruzione e l'affermazione della Lega Nord. L'ipotesi di una separazione territoriale delle regioni del Nord Italia e della creazione di una identità etnico-regionale, la Padania, invenzione dell'immaginario politico più che culturale, fa perno sulla reale differenza economica sussistente tra le differenti aree del paese. Possiamo dire che al declino del meridionalismo, inteso come proposizione del tema dell'arretratezza del Mezzogiorno come questione nazionale, ha corrisposto l'avanzata del discorso sul Settentrione, sulla sua insofferenza, sulla sua riottosità e presa di distanza dal potere centrale statale. Il principio della "Repubblica una e indivisibile" riceve una scossa tellurica che rappresenta una sfida storica importante e tutt'affatto superata. Come la tendenza all'allontanamento del Nord potrà essere riassorbita in un quadro di rinnovata politica nazionale e quanto la realtà del Partito democratico potrà contribuire a risolvere quest'annoso e persistente problema?


Carlo Lavalle

3 commenti:

Fabio Scacciavillani ha detto...

Che la secessione possa apparire una soluzione praticabile a qualche sempliciotto che vota per Bossi non sorprende. Che il quotidiano della Confindustria rilanci questa boutade e' un segno della mancanza di cultura economica dei cosiddetti imprenditori. Sarebbe interessante sapere in che modo una secessione piu' o meno dolce possa -- nella mente del De Bortoli di turno -- risolvere il problema del declino della produttivita' nell'industria, dell'assenza di ricerca, delle rendite monopolistiche (con cui si gonfiano i bilanci delle banche del Nord), della formazione universitaria o del deficit pensionistico.

Andrea Guerriero ha detto...

La "questione meridionale" si ripresenta allorquando il Paese attraversa problemi economico-sociali seri, le soluzioni alla suddetta questione sono quelli di "gettare l'acqua sporca con il bambino"(secessione) come se 30 milioni di meridionali appartenessero a qualche tribù del Congo Belga. Nessuno può smentire le profonde differenze economiche esistenti tra le due aree del Paese, ma nessuno sembra essere in grado di promuovere un accenno di cambiamento, mi riferisco alle classi dirigenti meridionali(assenteiste ed indifferenti) ed a quelle settentrionali interessate al Sud solo come area di consumo o di "affari". In quasi 150 anni di storia patria si è cercato di ammansire il Sud con trasferimenti di flussi finanziari pubblici per famiglie ed imprese, con l'accordo di entrambe le classi dirigenti delle due aree, che non hanno creato ricchezza ma bensì, hanno costituito un sistema assistenzialista e di rendita devastante per la cultura locale.
La costituzione del PD come forza politica innovatrice potrebbe rappresentare una speranza, al momento, considerati i candidati in lista(in tutta Italia) non vedo alcuna luce in fondo al tunnel.

PierGiorgio Gawronski ha detto...

Nella campagna per le "primarie", girando l'Italia e misurando il consenso dei miei discorsi, sono rimasto stupito e colpito dalla somiglianza della questione settentrionale con quella meridionale. Quando alla radio facevo un discorso alla pensando al Nord, aveva più successo al sud, e viceversa.

Questo è un paese dove sono saltate le gerarchie professionali, dove nei ruoli direttivi ci sono gli ignoranti (o se sei bravo in una materia al massimo ti danno funzioni direttive... in un settore diverso dal tuo!). Questo è un paese in cui non si può più lavorare, dove i giovani sognano solo di espatriare.

E alla radice del problema c'è la politica.

La Regione Lazio ha approvato quattro anni fa, in maniera bipartisan (sinistre e destre ASSIEME) una legge per lo spoils system nelle ASL (negli ospedali), in base alla quale chi vince le elezioni può mandare via i dirigenti in carica "anche se sono professionalmente validi", per metterci i propri. Ma poiché le leggi statali non consentono ancora ai politici di prendere a calci i lavoratori di questo paese A COSTO ZERO, è previsto un indennizzo di 200.000 Euro per i licenziati. E noi paghiamo. E i medici bravi e non ammanicati non li fanno lavorare; e i pazienti muoiono di malasanità ...

Questo è quello che provoca la questione settentrionale, la questione meridionale, e il declino del nostro paese. E' interessante che i candidati alle elezioni non parlino mai di queste cose, e che i nostri bravi giornalisti dellaa "libera stampa" si guardino bene dal chiederle.