Vivendo all’estero da tanti anni non ho piu’ gli anticorpi che mi immunizzano dagli effetti della TV italiana. Pensavo pero’ di potermi ogni tanto concedere almeno una mezz’oretta di podcasting da Repubblica TV senza rischiare eczemi da “Porta a Porta” o una crisi di nausea da “Ballaro’”.
E invece non ho avuto fortuna. C’era una trasmissione su Saviano, in particolare sulla sua decisione di trasferirsi all’estero perche’ la sua incolumita’ non poteva essere garantita o quantomeno perche’ la vita gli sta diventando impossibile a causa delle minacce dei casalesi. La provincia di Caserta e’ a poche decine di chilometri da dove sono nato quindi cio’ che succede li’ mi colpisce direttamente.
Da illuso mi aspettavo un colpo di reni delle istituzioni, un po’ di solidarieta’ dalla cosiddetta societa’ civile, al limite un rappresentante del governo che si impegnasse a fare qualcosa di piu’ che mandare qualche marmittone a prendere il sole nelle strade di Castel Volturno (o la pioggia a seconda delle stagioni).
Alla trasmissione invece partecipava uno di quelli che si fregiano del titolo di “rappresentanti delle istituzioni”. Un alto funzionario di polizia campano di cui taccio il nome per carita’di patria e perche’ comunque non e’ una questione di persone ma, come dire, di humus culturale. Certo da un collega dei picchiatori della Diaz, non mi aspettavo chissa’ quale sfoggio di dirittura morale, ma almeno un po’ di decenza in pubblico, quella si.
Invece sapete qual era il problema per questo ineffabile rappresentante delle (sedicenti?) istituzioni? Il problema era che Saviano si era “sovraesposto”. Un illuso che vive all’estero senza piu’ gli anticorpi per guardare la TV italiana avrebbe pensato che il problema fosse la camorra, la contiguita’ con le istituzioni (chissa’ se conosce il nome di un tal Cosentino questo integerrimo tutore dell’ordine), la polizia che nei territori dei casalesi (e in tanti altri, a Scampia, tanto per fare un altro esempio) non mette piede.
No ovviamente. Il problema per la polizia e’ che Saviano abbia scritto un libro di successo, che vada in giro a denunciare le porcherie che ha visto e che per di piu’ la gente si indigna chiedendo alle istituzioni di intervenire, non di continuare nel quieto vivere. E magari i poliziotti sono persino costretti a dover uscire dai commissariati, invece di dedicarsi semplicemente a stampare i passaporti o ad archiviare le denunce.
E la cosa ancora piu’ stupefacente per chi difetta di anticorpi e’ che i giornalisti “de sinistra” di Repubblica in video con le loro giacche di buon taglio e le camice bianche inamidate, trovano queste argomentazioni perfettamente accettabili. Nessuno che incalzi l’alto funzionario di polizia e gli spari in faccia: “Ma si rende conto di quello che sta dicendo? Invece di contrastare la criminalita’ organizzata, lei biasima la vittima?”. Le grandi firme di un giornale di (sedicente) opposizione non fanno una piega. Annuiscono compunti. Loro si che li hanno sviluppati gli anticorpi. Alla legalita’.
Fabio Scacciavillani
mercoledì 19 novembre 2008
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1 commento:
se le mie condizioni familiari lo permettessero, prenderei volentieri in considerazione un lavoro all'estero. E non è un lamento qualunquista visto che quasi metà della mia vita professionale è stata fuori dall'Italia. Fabio, non è che da quelle parti cercano?
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