mercoledì 24 ottobre 2007

Assemblea Costituente del PD

Sabato a Milano c'è l'Assemblea Costituente del PD. Fra delegati e invitati, saranno oltre 3000 persone. Un partito del leader? La decisione pratica che si prenderà è l'organizzazione di 3 Commissioni di lavoro di 100 persone l'una, che nel giro di massimo tre mesi dovranno offrire il loro prodotto.
1. Commissione Statuto
2. Commissione Codice Etico
3. Commissione Manifesto/ideali/programma
Sono tutte importanti: Adinolfi andrà nella prima. E' lì che si decide che tipo di organizzazione ci si dà, che tipo di partito si fa: è forse la più importante. Anche sotto il profilo del "potere": partecipando a quella commissione si capiscono le sottigliezze dei meccanismi interni. Ma la tensione "politica" sarà tale che le decisioni vere, credo, saranno prese da Veltroni. Anche la seconda commissione è importante per fare un partito pulito: ma non potrà ovviamente incidere sui meccanismi della "casta", sul suo monopolio del potere, sull'utilizzo abusivo dello stesso. Io parteciperò alla terza: è lì che credo di poter dare il mio contributo più originale, utilizzando le mie competenze professionali. Sulle questioni internazionali. Sulla democrazia. Sulle istituzioni. Sull'economia. Mi farà piacere, nelle prossime settimane/mesi, ricevere i vostri suggerimenti.

6 commenti:

maurob ha detto...

Immagino che sia molto importante che le cose siano fatte bene.
Presicndere dal fatto che le cose devono essere valutate da persone che hanno interessi a mantenere il potere che già hanno per cui ci otrebbe essere molte influenze negative.
Da dire che il partito di solito è seguito da persone e quelle persone creano il partito nel bene e nel male.

Ilbellodelweb ha detto...

Ma secondo te, il 31 ottobre, cioè due giorni dopo la costituente, quale sarà il tema di maggior richiamo della politicA?

PierGiorgio Gawronski ha detto...

Ah! Bello, vorrei che me lo dicessi tu! A cena, con alcuni amici, sabato sera a Milano, ddopo la chiusura dei lavori, mi avvertivano: "guarda che la "democrazia" non è un tema che sfonda. La gente ha problemi pratici, locali... vagli a spiegare che la fogna rotta dipende dalla carenza di democrazia.... troppi passaggi! Insomma, abbiamo un problema di comunicazine. E' a questo che alludi?

isabel ha detto...

Ho letto le proposte sulla cultura contenute nel programma. Lavorando da 30 anni al servizio cultura della Provincia di Roma, come bibliotecaria, ho avuto modo di conoscere ampiamente i perversi meccanismi delle cosiddette politiche culturali: dietro alla voce cultura e attività culturali si celano molto spesso finalità che definisco di pura comunicazione elettorale. Accade così che anziché potenziare strutture culturali (musei, biblioteche,etc) in grado di contribuire all’accrescimento del livello culturale del paese, si privilegiano costosissime attività di grande richiamo ed effetto sulla popolazione (panem et circenses!), con conseguenze gravissime per un paese caratterizzato, come il nostro, da altissimi livelli di analfabetismo di ritorno. Meglio un voto oggi che una gallina domani, insomma, anche se quella della cultura sarebbe una gallina dalle uova d’oro. L’economia della cultura, infatti, considera la cultura attività produttiva a tutti gli effetti e importante motore di sviluppo economico e non penso esista fattore di sviluppo più efficace della crescita culturale della nazione.
La vita lavorativa mia e della maggior parte dei colleghi bibliotecari che – come me - si sono dedicati allo sviluppo delle biblioteche e alla promozione della lettura è stata spesa in tal senso. Per lo meno ci abbiamo provato, scontrandoci continuamente con la realtà delle esigenze della classe politica (ai minimi livelli in un ente come la Provincia, banco di prova per politici da sperimentare), e comunque qualcosina siamo pure riusciti a farla. Dunque nessuno più di me può darti ragione quando dici di liberare la politica culturale dalle manipolazioni politiche.
Però non ti seguo su un altro punto: tu dici che la politica culturale deve prescindere dagli interessi locali, parli di frammentazione dei contributi, di federalismo culturale.
Forse io non ho inteso bene. Mi sembra però che occorra fare alcune precisazioni. Parlare di una cultura staccata dalle singole realtà locali mi sembra un errore.
E’ proprio nel radicamento nel proprio territorio che la cultura e le culture trovano la propria ragion d’essere. Ogni luogo, ogni comunità ha la sua storia, la sua vocazione, la sua identità culturale, si tratta di riscoprirle e valorizzarle, riconoscendogli la forte ricaduta umana e sociale ed il notevole potenziale economico (pensiamo ad esempio alla valorizzazione delle culture enogastronomiche locali), piuttosto che trascurarle in nome di una cultura nazionale con la C maiuscola
E’ chiaro comunque che una cosa non esclude l’altra, Non è che non si deve fare una politica culturale nazionale efficace, perché si pone attenzione alle culture locali e viceversa. Semplicemente si tratta di due cose diverse che occorre comunque tener distinte.

Isabella

isabel ha detto...

Oddio, non mi pare vero!!!
creandomi un nuovo account sono riuscita a pubblicare un commento. Allora te ne mando anche un altro che avevo preparato sui temi della politica e della emocrazia.
Ci chiedi di mandarti le nostre osservazioni e proposte. Ti scrivo allora alcune semplici riflessioni su temi che mi stanno particolarmente a cuore, così, come può fare una di quei 3 milioni e ½ di italiani che sono andati a votare:
1) Sul tema della casta politica, la nostra Versailles, che tu definisci “il cuore” del problema. Molti, come i grillini, propongono di limitare a due mandati elettorali l’attività dei politici. Io, e come me molte altre persone con cui ne ho parlato, non sono affatto d’accordo con questa proposta. Se si trova una persona valida, seria, onesta perché non dovremmo farla lavorare finchè voglia o possa??? Avremmo soltanto da guadagnarci!! Inoltre, sbaglio, o dovremmo pagare ancora più pensioni d’oro agli ex deputati?
Credo che la soluzione sia altrove: che dovrebbe esserci un qualche organismo (con le necessarie garanzie) in grado sia di valutare l’operato dei politici a tutti i livelli, sia di definirne stipendi e indennità . Finchè se li faranno da soli non credo che cambierà molto. (Corte dei conti, corte costituzionale?…).
Per quanto poi attiene allo status giuridico dei parlamentari ( ti premetto che parlo assolutamente da profana, non avendo competenze giuridiche) non si potrebbe rivedere la regolamentazione dell’imm(p)unità parlamentare?? Ho letto che in altri paesi europei , la Gran Bretagna, ad esempio, non è ampia come in Italia. Secondo me, a parte i reati connessi con la libertà d’espressione, - i politici dovrebbero essere sottoposti – quanto più possibile - alle medesime norme di tutti gli altri cittadini.
Credo che, in ogni caso, sia necessario ribadire con forza l’autonomia della magistratura e ristabilire le norme precedenti alle modifiche berlusconiane.

2) Sul problema della partecipazione e della democrazia oggi disponiamo di questa grande opportunità: la democrazia elettronica, (Internet, sondaggi on line, blog, forum , televoto). Occorre avviare questi nuovi - mica poi tanto - strumenti . Usiamoli per le cose serie e non solo per l’elezione di Miss Italia o altre pappole del genere!!!
Ho sentito Bersani che parlava dell’uso delle nuove tecnologie per realizzare decisioni collettive!
Sono convinta, però, che occorra anche un ritorno alle buone, vecchie pratiche di una volta, quando i partiti – attraverso l’attività delle sezioni – arrivavano a tutti coloro che volessero partecipare, fornendo luoghi e opportunità per un confronto diretto, ed era una cosa importante. Quella frequentazione dava la sensazione di sentirsi vicini, uniti in nome di intenti comuni, forniva una forte carica ideale. Internet è un’opportunità unica, entusiasmante, stupenda, ma occorre anche disporre di luoghi ed occasioni periodiche d’incontro.

PierGiorgio Gawronski ha detto...

Cara Isabel,
il tuo commento sulla cultura è molto bello perché racconta di una vita di tensione ideale, frustrata dalla mala politica... E' il motivo per cui sono "sceso in campo",per cui molti di noi stanno partecipando a questa nuova, strana, frustrante, dolorosa, pazza avventura. La politica non ci lascia lavorare, non ci consente di partecipare alla costruzione del nostro paese. In molti campi.

Quanto alla democrazia:
- noi non abbiamo proposto la limitazione a due mandati dell'attività dei parlamentari, perché condividiamo le tue perplessità: però è anche vero che per cambiare le cose bisognerà pure immettere qualche innovazione, magari esagerando un tantino "nell'altro senso", altrimenti non ci muoviamo!
- sugli stipendi dei parlamentari, abbiamo proposto un limite costituzionale (750% del PIL pro capite, tutto incluso)
- su impunità parlamentare, autonomia della magistratura, democrazia elettronica, siamo daccordo: cercheò di portare queste idee nella Commissione Valori.
Buon Anno!