Berlusconi a “Porta a Porta” annuncia nuove cartolarizzazioni. Ecco il piano.
a) Vendere le abitazioni pubbliche agli attuali inquilini, "trasformando le attuali rate di affitto in rate di mutuo” (ventennale? trentennale?).
b) “Cartolarizzare” l’intero mutuo, cioè le rate future, vendendole subito (scontate) alle banche.
c) Usare il denaro così raccolto per ridurre le imposte e aumentare la spesa pubblica.
Gli effetti di questa “brillante” manovra saranno questi:
(1) Lo stato regala (e perde) un bel pezzo del suo patrimonio, a parità di debito pubblico, cioè gonfia il debito pubblico effettivo (anche se non emerge nelle statistiche del Patto di Stabilità). Lo Stato diventa più povero, e in futuro dovrà aumentare le tasse.
(2) Intanto il governo si spende i soldi ottenuti dalle banche, svendendo il patrimonio pubblico; si prende la popolarità e non i costi. E' la politica della cicala invece che della formica. E’ la strada seguita dall’Argentina negli anni “50 e “60 con Peròn, che portò quel paese ad un inarrestabile declino, fino alle grandi crisi degli anni “70 e “80 (con tanto di iperinflazione, dittature militari, e desaparecidos). Un modo come un altro di affondare lo stato, e il paese.
a) Vendere le abitazioni pubbliche agli attuali inquilini, "trasformando le attuali rate di affitto in rate di mutuo” (ventennale? trentennale?).
b) “Cartolarizzare” l’intero mutuo, cioè le rate future, vendendole subito (scontate) alle banche.
c) Usare il denaro così raccolto per ridurre le imposte e aumentare la spesa pubblica.
Gli effetti di questa “brillante” manovra saranno questi:
(1) Lo stato regala (e perde) un bel pezzo del suo patrimonio, a parità di debito pubblico, cioè gonfia il debito pubblico effettivo (anche se non emerge nelle statistiche del Patto di Stabilità). Lo Stato diventa più povero, e in futuro dovrà aumentare le tasse.
(2) Intanto il governo si spende i soldi ottenuti dalle banche, svendendo il patrimonio pubblico; si prende la popolarità e non i costi. E' la politica della cicala invece che della formica. E’ la strada seguita dall’Argentina negli anni “50 e “60 con Peròn, che portò quel paese ad un inarrestabile declino, fino alle grandi crisi degli anni “70 e “80 (con tanto di iperinflazione, dittature militari, e desaparecidos). Un modo come un altro di affondare lo stato, e il paese.
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P.S.: Ecco perché noi del "Coraggio di cambiare" invochiamo una legge di attuazione dell'Art.81 c.4 Cost. Al punto 9 del programma sulla p.a. per le primarie scrivemmo: "Occorrono regole stabili, se possibile condivise, forse costituzionali; ed una Autorità sul Bilancio Pubblico che lasci alla politica mano libera sulla composizione della spesa e delle entrate, ma non sui saldi e sulle regole contabili". Non era difficile capire i motivi: quando i barbari sono quasi alle porte, per prima cosa si rafforzano le mura. Il governo Prodi non lo ha fatto, e i nostri elettori oggi sono arrabbiati e scoraggiati.
15 commenti:
Purtroppo finanza creativa e svendita del patrimonio pubblico - anche se d'interesse storico artistico - non sono appannaggio del solo Berlusca e dei suoi governi.
Occorrerebbe far luce anche su quanto molte amministrazioni locali hanno fatto e continuano a fare del proprio patrimonio immobiliare. Credo che in Italia i casi non siano pochi
In tanti anni di lavoro presso il Servizio beni culturali della Provincia di Roma, io ed i miei colleghi (per lo più storici dell'arte, archeologi, architetti restauratori) abbiamo assistito impotenti, nonostante le nostre proteste, allo scandalo della svendita di storici immobili di proprietà della Provincia. Così una dopo l'altra sono state vendute, in questi ultimi anni, le sedi di bellissimi e storici edifici scolastici nel centro di Roma, della caserma dei carabinieri di Piazza del Popolo, etc,etc
Ancor peggio. Qualche anno fa la Giunta Gasbarra (di centrosinista, cosiddetta) per individuare le sedi da svendere ha persino pagato 250.000 € ad una società denominata Risorse per Roma, che ne ha indivuate 5 o 6.Come se da noi mancassero uffici tecnici dove la gente conosce a memoria tutto il patrimonio dell'ente ! e che avrebbero, se proprio si fosse reso necessario vendere qualcosa, senz'altro suggerito qualcosa di meglio.
L'unico che si è opposto a questa dissennata politica è stato un consigliere della sinistra critica, Nando Simeone, che per questo è stato destituito dalla carica di vice presidente del consiglio.
Ora Gasbarra (ex delfino dello "squalo" Sbardella)è in quinta posizione (se non mi sbaglio) per la Camera!
Isabella
Berlusconi è un "peronista" cui l'unico interesse è quello di salvaguardare il proprio patrimonio e quello dei suoi compari non certo quello dello Stato inteso come ricchezza comune.
Andrea
in linea di massima sarei per il ritiro dello stato da quanto non riveste un interesse diretto per la collettività, tanto più che spesso tale patrimonio viene gestito male ed in misura clientelare (vedi case popolari ecc.).
E' una esigenza che ovviamente non giustifica finanza creativa o svendite o la svendita di patrimonio che è meglio che rimanga pubblico.
Isabella: in che senso la vendita di palazzi storici di roma è stata una "svendita", e perché è uno "scandalo"? Solo perché il prezzo di vendita era basso, o c'è altro? Quanto al solito mobbing contro le persone per bene, che ne pensi della ns. proposta dell' Agenzia per la p.a. (vedi il programma x la p.a.)
Sul patrimonio abitativo pubblico, circa un milione di abitazioni affittate a un canone mensile medio di circa 75 Euro, Ghisellini (ttp://www.lavoce.info/articoli/pagina1000280.html) approfondisce il tema e propone un programma abitativo pubblico più vasto. Una alternativa è una redistribuzione più forte della ricchessa e del reddito con un nuovo welfare.
Caro Marco Wong,
no, io non penso che lo stato debba necessariamente ritirarsi da quanto non riveste interesse per la collettività. Penso invece che debba darsi da fare per rendere ciò che possiede utile alla collettività, anzichè lasciarlo marcire! Il fatto che il patrimonio dello stato e dei comuni sia attualmente mal gestito non significa che lo si debba cedere a qualche privato per fargli poi guadagnare un pacco di soldi, cosa alla quale stiamo assistendo da troppo tempo! Guarda, io non sono per lo statalismo, ben venga il privato se invece di una media di 75 euro paga un giusto canone di affitto o concessione ! Ci guadagneremmo tutti: Ma è mai possibile che i beni pubblici debbano essere così mal amministrati? Che non si riesca a farli fruttare come sarebbe giusto? Perché i responsabili del degrado del patrimonio pubblico non si puniscono? Ci sono un sacco di stabili a Roma che si potrebbero restaurare, ricavandone appartamenti, sale da affittare, etc., con un ritorno economico per la comunità. O dobbiamo arrenderci e pensare che non sia possibile una gestione non clientelare della cosa pubblica? A forza di venderci tutto finiremo sul lastrico! Evvai con le tasse!
Piergiorgio,
io dico che è uno scandalo perchè dietro a queste operazioni ci sono sempre strane società che nascono come funghi (ho citato i 280.000 euro pagati alla Società Risorse per Roma solo per individuare alcuni immobili da vendere, perché ho visto la delibera con i miei occhi, altrimenti non ci avrei potuto credere!), poi , da noi, di voci ne girano tante…che si tratta di società legate alla Margherita, però non so di più. Quello che so per certo è che ultimamente c’è stato un intervento della Corte dei conti che ha bloccato (per ora) l’acquisto di una nuova sede (un grattacielo di 29 piani). Abbiamo dovuto pagare una multa pari ad un anno di affitto dell’intero immobile!
iI tuo programma per la P.A l’ho letto da tempo e sono d'accordo su quasi tutto . Magari si riuscisse a realizzarne almeno alcuni punti.
In primo luogo mi sta a cuore la trasparenza, la cui mancanza è per me alla base dei mali della P.A. Adesso molte cose vanno su Internet, ma tante no, ad esempio gli stipendi dei dirigenti interni/esterni. Secondo me ci dovrebbero andare anche quelli di tutti noi pubblici funzionari, perché no? Così si eliminerebbero un sacco di piccoli favoritismi e regalie ingiustificate, che politici e dirigenti elargiscono alla propria corte, invece di distribuire le risorse equamente e in base a carichi e incarichi . Per me è mafia pure questa.
Di alcune cose vorrei parlarne:
sempre in tema di trasparenza ,io temo che la privacy ( diritto del quale nessuno deve essere privato per quanto attiene alla sfera personale), in un mondo malato come la p.a. serva a nascondere tante magagne. E’ un tema delicato, ma penso che si dovrebbe affrontare il problema del rapporto privacy/trasparenza in ambito pubblico. E non solo per le intercettazioni.
Per quanto riguarda la proposta di un’ agenzia o garante, personalmente ho una certa sfiducia in tutte queste agenzie-per o figure tipo garanti, mister. Non so, mi sembra che si creino altri organismi che poi, spesso, rischiano di riproporre le logiche di sempre. Però non ci ho riflettuto più di tanto e magari sbaglio.
Un’altra cosa alla quale penso si debba porre attenzione e per la quale occorre operare dei distinguo è il problema del mobbing.
So che le persone per bene che dicono le cose stanno danno fastidio e vengono emarginate: il fenomeno è grave e sotto gli occhi di tutti.
Però , siccome - come dici tu - nella p.a. non si entra quasi mai per merito , c’è anche tanta gente che non vuole o non sa far nulla e poi si lamenta, come se fossero stati gli altri a emarginarli. Oltre a rubare lo stipendio, accusano.
La casistica è ampia, non mancano neppure veri e propri casi patologici ai quali va tutta la mia solidarietà. Non vorrei, insomma , che sotto l’egida del l’antimobbing si rifugiassero scontenti e vittime di se stessi.
Mi scuso per la lungaggine , che non è nel mio stile
Isabella
per me non è compito dello stato occuparsi di attività come la gestione di immobili non strategici (così come per altre tantissime attività). Un motivo, che di per sè sarebbe sufficiente, è per l'incapacità di farlo (e di questo ne abbiamo fin troppi esempi), un altro per la distorsione che questo porterebbe sul mercato.
Cari Isabella e Marco,
la cattiva gestione del patrimonio immobiliare dello Stato e degli altri Enti e legato all'inefficienza della P.A. nell'assolvere in modo competente e nell'interesse del bene sociale a questa funzione, regalare immobili appartenenti al patrimonio pubblico, come già avvenuto, ai soliti noti: politici di casta, società immobiliari legate ai politici, alti "mandarini" della p.a. ecc. ecc. non apporta nessun beneficio alla collettività. Il problema risiede nel far funzionare la macchina amministrativa.
Andrea
caro marco, il problema è chiarire cosa sia strategico....
le case popolari negli anni '60 erano strategiche o non c'era possibilità di avere operai nelle fabbriche qui al nord
gli uffizi sono strategici a firenze
e via dicendo
il problema non è cosa fa lo stato in astratto ma la qualità della sua azione e se non ci sia modo di ottenere gli stessi obiettivi in modo più efficiente attravrso l'azione dei privati
andrea, certo i regali...
ma perchè sono avvenute queste regalie?
al di là della moralità intendo
perchè l'informazione non ha circolato e le regole non impongono la circolazione dell'informazione
questa è l'inefficienza vera della PA
le notizie vengono mantenute coperte, è in questa opacità che cresce il malaffare
per esperienza ovunque le azioni di singoli e organizzazioni sono per forza di cose trasparenti la qualità aumenta, come aumenta la moralità
senza moralismi, peraltro
Caro Marco Wong,
scusami ancora, ma io non ho capito che cosa intendi con "distorsioni sul mercato" che sarebbero causate da un intervento dello stato in attività come la gestione di immobili non strategici. Ti premetto non ho competenze economiche, tranne quel po' che mi rimane dallo studio (attento) della storia e dei fenomeni sociali, vista la mia formazione umanistica.
Quanto all'incapacità di farlo siamo d'accordo: certo che è così, mi pare che stiamo qui a parlare proprio perchè pensiamo che questo problema sia una delle cause della rovina del nostro paese. Oppure dobbiamo ritenere che sia impossibile riuscire a cambiare le cose?
Comunque mi sembra di capire che anche tu sia d'accordo che non si debbano cedere a privati beni che tu definisci strategici, io d'interesse storico-artistico e in quanto tali soggetti a tutela.
migliorare la PA è possibile, ma certi processi sono lunghi. Comunque un grande comune o lo stato non può, per le caratteristiche organizzative di una grande struttura con la necessità di rispettare certi processi, pensare di mettersi a gestire direttamente in modo efficace ed efficiente appartamenti e quant'altro.
Per distorsioni di mercato intendo quei famosi 75 euro di affitto medio. Ci sono dei casi in cui si deve intervenire per situazioni di estremo disagio, ma per me meglio sarebbe l'istituzione di amortizzatori sociali piuttosto che costruire un patrimonio immobiliare, istituire le risorse per la sua manutenzione, gestione ecc.
E' una situazione che ha analogie all'istituto della cassa integrazione e che potrebbe essere più efficacemente rimpiazzato da sussidi per chi ha perso il lavoro.
tutto vero, marco
ma sai bene che se immetti sul mercato denaro sotto forma di sussidi per gli affitti per le fasce deboli gli affitti aumentano
è la logica del mercato (e dell'inflazione)
ora mettere fuori mercato una parte di patrimonio immobiliare e destinarlo a fini sociali quali effetti ha sul mercato degli affitti?
quali costi per l'erario?
quali risultati per la società precaria?
quali rischi abbiamo di uso improprio?
chi ha suggerimenti, dati, proposte?
Io penso che lo stato debba essere proprietario di immobili per lo stretto necessario. Ma bisogna ovviamente chiedersi : attualmente quanto patrimonio abitativo è in mano allo statale, in che percentuale rispetto al totale? Sul totale chi sono i più importanti detentori? Per esempio la Chiesa ne detiene a quanto pare il 20-22% (http://www.senzasoste.it). Quanto ne è in mano alle famiglie italiane? Sembra che l'80% degli italiani siano proprietari di casa (http://finanza.repubblica.it:80/) ma questo dato andrebbe scomposto. Come mai ci sono tanti bamboccioni? Che vuol dire che sono costretti a restare in casa perché non possono andare in affitto, dati i costi e sono costretti a restare in famiglia così alzando la percentuale dei proprietari? Eppoi aggiungo questo forte elemento della proprietà non è indizio di una società troppo statica?
Quindi per mettere in piedi una politica bisogna prima capire bene come stanno le cose e poi selezionare gli obbiettivi che si vogliono raggiungere. Per me bisognerebbe avere una politica più specifica per i giovani, per quei cd forzati dell'affitto (ho una diretta esperienza a milano) che è la parte che più può esprimere il dinamismo della società italiana. Dire che la politica abitativa è solo per la famiglia significa non tener conto di una serie di questioni sistemiche che hanno a che vedere con futuro del nostro paese e con la qualità del paese. Bisogna recidere dei legami tradizionali e non mantenerli.
Quanto al mercato per me non è un'astrazione. Occorre andare a vedere come funzionano le cose e non assumere un punto di vista astratto sulla realtà.
La politica in un'economia libera e aperta la vedo come l'espressione del generale davanti alla manifestazione degli interessi particolari. Sennò che compito assegniamo alla politica quello di essere il punto di vista del particulare, come sembra essere diventata oggi?
Secondo me un conto sono i beni di necessità un conto sono i beni superflui. Per me su ciò vale il filtro regolatore dei diritti umani. Ci sono bisogni che vanno assicurati perché se non soddisfatti si lede la dignità dell'individuo e si creano guasti sociali. La prima casa è un bene necessario su cui non può e non deve prevalere la logica di mercato.
Carlo
Sarà...,
Comunque io non posso proprio fare a meno di continuare a pensare che le P.A. debbano amministrare saggiamente il proprio patrimonio, immobiliare e non. Non vedo perchè in questo caso dovrebbe valere una logica gestionale diversa da quella che governa un'azienda, o una famiglia. Le istituzioni pubbliche, poi, oggi esternalizzano tutto, oppure creano istituzioni o società ad hoc, con larga autonomia gestionale. Perchè non dovrebbero funzionare? Senza contare che ci sarebbero migliaia di pubblici funzionari che sarebbero contenti di essere messi in grado di lavorare (bene) per l'utile collettivo. Deve andare a finire tutto come l'Alitalia?
Io credo che a tutti noi italiani dispiaccia essere costretti - a causa di una amministrazione pessima quanto impunita - vendere i gioielli di famiglia, rinuciando all'inestimabile valore simbolico e culturale che rappresentano.
Simpatizzo con molte cose dette sopra. Guerriero ricorda che bisognerebbe far funzionare la macchina amministrativa. Nava sottolinea la trasparenza è una precondizione: "è in questa opacità che cresce il malaffare". Lavalle chiede politiche specifiche per i giovani. Insomma, molti vorrebbero un intervento pubblico, però efficace ed onesto.
Marco Wong è scettico che ciò sia possibile. Il problema secondo me non è tanto la "distorsione del mercato" causata dall'intervento pubblico [N.B.: questa è terminologia da economisti: la condizione di massima efficienza - che sarebbe generata dalla allocazione ideale delle risorse da parte della "Mano invisibile" del mercato, in condizioni di perfetta concorrenza - sarebeb "distorta" dall'interveto pubblico). Il problema non è questo, perché anche il mercato ha le sue inefficienze o, come dicono gli economisti, i suoi "fallimenti": uno dei quali è - tipicamente - la iniqua distribuzione delle risorse. Il vero problema è piuttosto quello che gli economisti in letteratura chiamano "fallimenti dello stato": c'è tutta una letteratura sulla corruzione pubblica e l'inefficienza quando il stato gode di discrezionalità (p.es. nell'assegnazione degli alloggi).
Sussidiare i poveri direttamente secondo me sarebbe l'ideale: farebbe salire gli affitti, ma solo in un primo tempo: affitti più cari spingerebbero i privato a costruire più case - e questo sicuramente con maggiore "efficienza" (minori costi, migliori risultati) dello Stato. Il problema è che non è facile neppure mettere su un programma di sussidi, che non vadano sprecati e non suscitino truffe varie. E inoltre c'è il problema dei tempi: il mercato reagisce agli incentivi (agli affitti più alti) con un po' di lentezza, mentre qui c'è una vera emergenza abitativa (immigrati, ecc.) nelle fasce basse.
Conclusione: il problema mi sembra difficile, ma concordo con Lavalle: almeno facciamo politiche abitative mirate per le fasce basse (edilizia pubblica) e per i giovani (mutui).
By the way, Carlo, non è che lasciare la questione abitativa alle "logiche di mercato" sia una bestemmia: il mercato HA un ruolo "sociale" essenziale quando funziona: è il miglior meccanismo per produrre beni e servizi di cui abbiamo bisogno. Quindi una politica di sussidi per chi non ha casa ed è povero - se fosse possibile - sarebbe sicuramente l'ideale, perché attiverebbe i meccanismi di mercato nella direzione "giusta". Ma poi, bisogna fare i conti con la p.a. "senza regole" che si ha...
"questo forte elemento della proprietà non è indizio di una società troppo statica?" Appunto: sussidi e affitti = + mobilità.
Per me bisognerebbe avere una politica più specifica per i giovani
La prima casa è un bene necessario su cui non può e non deve prevalere la logica di mercato.
Le istituzioni pubbliche, poi, oggi esternalizzano tutto, oppure creano istituzioni o società ad hoc, con larga autonomia gestionale. Perchè non dovrebbero funzionare?
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