mercoledì 29 ottobre 2008

Brunetta, i tornelli e la pubblica amministrazione

Speravamo che - dietro la demagogia dei "fannulloni" - un uomo intelligente come Renato Brunetta avesse in mente una strategia sera di riqualificazione della p.a.. La cultura del "tornello" è una idiozia: non siamo più in un mondo "fordista", dove sul tavolo degli impiegati si accumulano quantità di pratiche da evadere, con l'impiegato in perenne ritardo... (i computer si incaricano ormai di fare i lavori ripetitivi). La p.a. è il luogo della progettazione delle politiche, delle Leggi: contano la qualità, la creatiivtà, la competenza. Rinchiudere la gente non dice nulla sulla loro produttività: chi interpreta il posto pubblico come una rendita (circa uno su 30), una volta chiuso dentro, non è detto che lavori di più. E' certo invece - lo sanno bene gli psicologi del lavoro, e lo ha dimostrato Domenico De Masi - che tutti gli altri, che lavoravano in maniera creativa per servire il paese vengono profondamente demoralizzati da una impostazione che non fa leva sulla responsabilità, e tratta la gente come schiavi. Quello che occorre sono Capi Dipartimento veramente qualificati, che sappiano dirigere gli uffici e dare un senso alla presenza dei lavoratori negli uffici. E distribuire gli incentivi non in base alle amicizie politiche, ma al lavoro svolto. Al contrario, questo governo (come gli altri) ha nominato Capi Dipartimento amici dei politici, incompetenti e disinteresati al merito delle questioni. E il Ministro che fa? Rinchiude la gente, come allo zoo, invece di affrontare i problemi veri. Che sono le devastazioni causate dallo spoil system e le migliaia e migliaia di "fannulloni involontari" della p.a.. Caro Ministro, la gente normale ha voglia di lavorare e di essere utile. Sono quelli come Lei che demotivano una istituzione e trasformano gente sana in fannulloni depressi. Lei è la delusione più grande di questo governo.

12 commenti:

Anonimo ha detto...

I tornelli sono un'idiozia, è vero. Rimane però il problema di larghe sacche di inefficienza nella nostra pubblica amministrazione e la necessità di risposte forti e concrete. Forse la sinistra dovrebbe iniziare a fare autocritica e ammettere inanzitutto il completo fallimento della riforma della dirigenza pubblica a suo tempo fatta da Bassanini. E soprattutto non dimenticare che se si parla di merito è indispensabile accettare dei meccanismi di valutazione, cosa di cui molto spesso i sindacati non vogliono neanche sentire parlare...

Anonimo ha detto...

il problema e' i tornelli non servono, ma la meritocrazia si! Valutazione della P.A. con incentivi e disincentivi conseguenti..altrimenti non ne usciamo vivi..
Sono a Bruxelles e l'opinione corrente e' che gli impiegati Italiani (e gli Italiani in generale) sono scansafatiche. Difendiamo al P.A. ma pretendiamo che si sottoponga a una valutazione meritocratica
Vincenzo Vespri

Anonimo ha detto...

Certo che serve la meritocrazia, ma vorrei ricordare che i "fannulloni" indubbiamente esistono, ma sono una esigua minoranza (di cui fra l'altro i colleghi sono i primi a sopportare il peso!) e generalmente sono coloro che sanno di "poterselo permettere": infatti nessun dirigente si assume la responsabilità di richiamarli ai loro doveri, per timore di scontentarne lo "sponsor", spesso noto a tutti, per cui vengono ampiamente tollerati e lasciati indisturbati, salvo poi comparire in prima linea al momento della distribuzione di incentivi, premi, promozioni, ecc.
Patrizia

Unknown ha detto...

Brunetta parla di "fannulloni", qualora - e sta scritto anche sui giornali - è lui il primo assenteista! Trovo assurdo
che gli unici ad essere penalizzati così severamente siano i dipendenti pubblici (non bastano gli stipendi-miseria). Ma io dico, non si pensa mai a tutte quelle categorie di lavoratori (vi lascio immaginare quali siano...) che oltre a godere di una eccessiva flessibilità dell'orario di lavoro, ed avere un ottimo stipendio a fine mese, li è consentito occuparsi anche di attività extra-lavorative,
da cui trarre ulteriori benefici economici? E' una vera ingiustizia! Una vergogna, invece, è la legge Gelmini: si tagliano le principali risorse su cui poggia il nostro Paese - cultura, arte, RICERCA - ma non si pensa nemmeno un istante a ridurre le inutili spese per cose totalmente inutili (le auto blu che ci stanno a fare?). A questo punto, non ci resta che aspettare e sperare.
Silvia C.

Anonimo ha detto...

L'effetto che il debordante clientelismo ha sulla funzionalità della pubblica amministrazione è devastante a due livelli: uno - ovvio - è quello di attribuire incarichi direttivi e dirigenziali a soggetti che troppo spesso hanno requisiti professionali inferiori (a volte anche di gran lunga) a quelli degli altri colleghi aspiranti all'incarico: il requisito primario che possiedono è infatti il solito: LO "SPONSOR"! Questo comporta frequentemente mancanza della competenza necessaria per ricoprire gli incarichi, quindi decisioni incorrette o disfunzionali, mancanza di assunzione di responsabilità (sono generalmente abilissimi a scaricarle sui sottoposti) creando ulteriori problemi in una organizzazione del lavoro nella p.a. già strutturalmente carente soprattutto sul piano dei ruoli, della comunicazione interna, dei carichi di lavoro. Così i disservizi aumentano e i costi anche (spese inutili, pubblicazioni con errori macroscopici e quindi impresentabili, strumentazioni acquistate ma inadatte allo scopo ecc, ecc,) per i quali nessuno paga, a parte, ovviamente, la collettività! Il secondo livello, meno compreso e quasi mai sottolineato, ma mio avviso ancora più devastante del primo sull'efficienza della p.a.: la ricaduta che questi fatti hanno sulla soddisfazione lavorativa e quindi sulla motivazione al lavoro e sul senso di appartenenza all'azienda (elementi che notoriamente rappresentano un forte stimolo per i lavoratori) delle persone che hanno visto le proprie legittime aspettative ignorate e non riconosciute.
Patrizia

PierGiorgio Gawronski ha detto...

La riforma Bassanini fuavrebbe potuto funzionare... in Svezia! La valutazione è essenziale: ma il tentativo di creare procedure esterne ai Dipartimentisi risolve in un controllo meramente formale.

La meritocrazia nella p.a. darebbe da sola una svolta a tutto il paese. Meritocrazia E' difendere la p.a.

Patrrizia pone il problema del clientelismo: sono talmente daccordo che - se vai sul "programma" che c'è sul sito - troverai un dettagliato programma sulla p.a. contro le razzie della politica

Anonimo ha detto...

E' verisssimo! L'introduzione di una vera "cultura del merito" e di una Gestione delle Risorse Umane degna di tal nome sarebbe la migliore riforma per la P.A. e per di più avrebbe "COSTO ZERO"! E' ovvio che persone che subiscono processi di valutazione ingiusti ed iniqui abbiano la tentazione di ripiegarsi su se stessi per la sensazione di impotenza, limitando quindi il livello delle proprie prestazioni: così il danno del clientelismo all'efficienza si estende a macchia d'olio. Processi di valutazione equi, impostati sul reale rispetto e valorizzazione di competenze ed impegno e la conseguente equa assegnazione di promozioni, incarichi ed incentivi, basterebbero da soli a risvegliare le tante energie sopite presenti nella P.A. senza alcun costo aggiuntivo! Certo, rimarrebbero ancora da affrontare altri problemi di organizzazione del lavoro, ma si sarebbe comunque realizzato un passaggio cruciale.
Patrizia

PierGiorgio Gawronski ha detto...

Si, la valutazione delle carriere... Ricordiamo la Costituzione. Art. 97. "I pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento e l'imparzialità dell'amministrazione". Buon andamento: chi sa organizzare così gli uffici se non i competenti di ogni settore?

Le carriere in funzione della valutazione: è un tema cruciale. Prima di tutto ci deve essere una valutazione efficace. Anche Brunetta ci sta insistendo; ma secondo me sulla strada sbagliata. Continua con la logica di Bassanini di affidare la valutazione a dipartimenti esterni che utilizzano format (schede) di valutazione quantitative: quante relazioni hai scritto, quante riunioni hai fatto... Ora a parte che è impossibile per loro controllare, poi uno può scrivere 10 relazioni da somaro e un altro due decisive e geniali... Quindi la strada io credo sia un'altra. Come nel suddetto programma... lo hai visto, Patrizia? Che ne pensi?

Unknown ha detto...

A dirla tutta, è piuttosto ridicolo pensare che una azienda non funzioni perché i propri dipendenti sono fannulloni. Ma immaginate un amministratore delegato che giustifica il proprio operato davanti all’assemblea degli azionisti dicendo: scusate, non è colpa mia. Stiamo fallendo perché gli operai non lavorano”… ???
Più o meno quello che Brunetta ha detto agli italiani…

Chi si ricorda delle Poste italiane di qualche anno fa? Erano l’emblema dell’inefficienza e della disorganizzazione. Non so se vi è mai capitato di spedire un pacco. Si dovevano compilare a mano montagne di moduli e se poi il pacco si perdeva, la sua “tracciabilità” era un concetto del tutto sconosciuto. Per risanare le poste, nel 1999, Corrado Passera ha preso diverse misure. Nel rapporto annuale di quell’anno, il Censis elencava le misure prese da Passera nella sua opera di risanamento. Ne riporto solo alcune:
- dotazione agli uffici postali di nuove tecnologie e di terminali collegati in rete.
- nuovi prodotti postali e di bancoposta;
- introduzione di Posta Prioritaria
- riorganizzazione della rete logistica
- riorganizzazione della presenza su Internet.
- Lancio di Interposta;
- Bancoposta;
- certificazione digitale della firma e del commercio elettronico
- ecc, ecc.
A Brunetta è capitato un compito molto più gravoso: lui è il ministro della funzione pubblica. Dovrebbe cercare di rimettere in piedi tutto il carrozzone della P.A. Diciamolo subito, è un compito 1.000 volte più difficile di quello che ha avuto Passera nel 1998, quando fu nominato amministratore delegato delle poste italiane. E’ lecito pertanto prevedere che l’elenco delle misure adottate da Brunetta sia 1.000 volte più lungo, ed infatti:
Misure di Brunetta per rendere efficiente la P.A.:
- Fase 1: lotta ai fannulloni della P.A.
- Fase 2: premi per i più meritevoli
Non si è sentito altro. C’è qualcosa che non quadra. E pensare che la lotta ai fannulloni non è nemmeno citata nell’elenco di Passera! Dobbiamo pensare che se ne sia fregato dei fannulloni? Non lo crediamo, solo che ha probabilmente pensato che il suo piano di risanamento, per essere efficace, doveva essere focalizzato sui processi, il vero fulcro del problema.

PierGiorgio Gawronski ha detto...

http://it.youtube.com/watch?v=pXKBd3Cg8f0

Brunetta e il nobel...

Anonimo ha detto...

Ho letto il programma di cui condivido praticamente tutto: il punto 1 - limite alle "consulenze esterne" tocca un tasto dolentissimo su diversi piani: quello economico, perché spesso sono caratterizzate da retribuzioni stratosferiche che ricadono ovviamente sulla collettività e quello - ancora una volta - della frustrazione della motivazione al lavoro dei dipendenti, fra i quali spesso le capacità professionali oggetto dei contratti di consulenza sarebbero reperibili, per l'appunto senza costi aggiuntivi per lo Stato; l'affidamento del compito rappresenterebbe una gratificazione e un incentivo stimolante.
Il richiamo all'etica pubblica è poi davvero fondamentale: credo che non ci sia settore del paese che non abbia bisogno di "rispolverare" questo concetto, ma certo è dal pubblico, che dovrebbe essere governato dalla "cultura del servizio" che bisognerebbe cominciare!
Patrizia

Anonimo ha detto...

Fortuna che c'è Brunetta... In ufficio non sono più l'unico a lavorare anche per gli altri che si andavano a legggere l'Unità e Repubblica al bar!